Preoccupa sempre di più il problema della presenza di arsenico nell’acqua destinata al consumo umano nella Tuscia. Un’ordinanza dei sindaci dei Comuni interessati ha stabilito il divieto di bere l’acqua che arriva nelle case e l’obbligo per i commercianti del settore alimentare di usare dei dearsenificatori per realizzare, quindi, dei prodotti fatti con acqua depurata.
“La Regione Lazio intervenga subito”, ha dichiarato il primo cittadino di Viterbo, Giulio Marini. “Se questa calamità naturale fosse stata gestita quando si iniziavano a registrare i primi campanelli di allarme, – ha aggiunto Marini – oggi non saremmo qui a parlare di dati, studi e soprattutto di emergenza arsenico”.
Come ha spiegato Marini, il problema riguarda 54 comuni, per una popolazione di 294.000 abitanti: tutta la provincia è invasa dall’arsenico. “L’inquinamento naturale delle falde acquifere va comunque affrontato come una calamità naturale”.
Antonella Litta, dei Medici per l’ambiente, e il presidente del Comitato acqua potabile di Ronciglione, Raimondo Chiricozzi, hanno posto l’accento sui rischi per la salute: nella Tuscia l‘incidenza tumorale è del 30-40 per cento in più della norma. In particolare si registrano malattie a vescica, rene, pelle, apparato respiratorio, ischemia e diabete.
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