Dal Dottore bisogna andare quando si sta bene e non aspettare di essersi ammalati. E’ uno dei consigli contenuti in Le 10 chiavi della salute, un manuale “spaziale”
Quando, in redazione, mi hanno chiesto di dedicare la rubrica di questo numero speciale a libri “verdi”, mi è venuto in mente il primo libro ecologico della mia vita che è stato, anni fa, Walden ovvero vita nei boschi di Thoreau. Credo che nessun altro libro sarà mai più verde di quello.
Poi mi è venuto in mente che il libro più ecologico tra quelli che ho letto di recente è Le 10 chiavi della salute di Filippo Ongaro (il titolo non tragga in inganno: non è un manuale fai-da-te). Filippo Ongaro ha 38 anni e ha un curriculum originale, è stato medico degli astronauti per l’Agenzia Spaziale Europea, per il Gagarin Cosmonaut Training Centre (era il medico del colonnello Roberto Vittori, il primo italiano a volare con la navicella Soyuz), e ha lavorato anche per la Nasa, al Johnson Space Centre di Houston.
Quando vanno nello spazio gli astronauti invecchiano molto più rapidamente dei terrestri (un’esperienza da film dell’orrore, in un certo senso). I medici che li seguono hanno perciò dovuto contrastare il fenomeno. Così è nata la Medicina Anti-Invecchiamento (che non è la classica gerontologia, ma un’altra specialità). Scrive Ongaro: “La vecchiaia non è affatto una componente naturale della nostra esistenza ma, al contrario, un prodotto della civilizzazione. In Natura la vecchiaia non esiste e l’uomo, in condizioni naturali, moriva attorno ai 30 anni“.
La teoria della Medicina Anti-Invecchiamento è affascinante. Ogni essere vivente è programmato, secondo le leggi dell’evoluzione, a toccare il massimo di salute e funzionalità tra i 20 e i 30 anni, il momento in cui riprodursi dando il proprio contributo alla sopravvivenza della specie. “Superata questa fase, l’organismo diventa evolutivamente superfluo” ed è qui che comuncia l’invecchiamento, la decadenza. Però possiamo cambiare questo programma, ingannandolo, dandogli un nuovo obiettivo. Come riuscire a farlo è quello che racconta Le 10 chiavi della salute.
Confesso, a causa credo della mia tendenza all’ipocondria (e della sindrome del camice bianco), che non è facile per me scrivere di medicina. Però posso almeno accennare che Ongaro ci parla di una medicina nuova, non iperspecialistica ma integrata. Cioè:
– che considera il paziente nella sua globalità, nel suo stile di vita e non si limita a procedere alla cura di un sintomo alla volta;
– che non intende la prevenzione come diagnosi precoce di una malattia già in atto ma cerca di individuare i punti deboli (geneticamente parlando) della persona visitata;
– che per impedire alla malattia di manifestarsi agisce sullo stile di vita della persona in oggetto (attività fisica, educazione alimentare, situazione psicologica ecc.).
Insomma, si deve andare dal medico quando ancora non si è ammalati, perchè la cosa più importante è non ammalarsi (obiettivo spesso raggiungibile).
Ora potrei raccontarvi la lunga, complessa e anche avveniristica (ricaduta dall’astronauta) visita a cui Ongaro sottopone i suoi pazienti (che, ripeto, spesso non sono ancora tali e lo sforzo del medico è proprio quello di non farli diventare pazienti). Potrei illustrarvi gli effetti assai benefici della vitamina D, delle pedane vibranti e perfino di una giusta cosmesi, oppure i dubbi assai profondi che il dottor Ongaro nutre nei confronti delle vaccinazioni di massa o del consumo da parte umana di latte non umano. Ma preferisco chiudere con la dea Hygeia (da higies, “sano”, da cui “igiene”), che per i greci antichi rappresentava la slaute intesa come modo di vivere. Una dea che Ongaro, giustamente, torna a invocare.
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