In Germania oltre 4.700 tra aziende agroalimentari e fattorie sono state provvisoriamente chiuse a causa del rischio di contaminazione da diossina. La maggior parte delle aziende in questione si trova in Bassa Sassonia e si tratta principalmente di allevamenti di maiali.
L’allarme è scattato dopo la scoperta di uova alla diossina e mangimi contaminati destinati a pollame e suini. Secondo i mezzi di comunicazione tedeschi, prima di scoprire la contaminazione, i mangimi sono stati somministrati al bestiame per mesi.
In riferimento allo scandalo delle uova alla diossina prodotte in Germania ed esportate anche in altri Paesi la Coldiretti spiega che dal primo gennaio 2004 è in vigore per le uova un sistema di etichettatura obbligatorio che consente di distinguere anche la provenienza e il metodo di allevamento. È stato introdotto infatti a livello comunitario “un codice che con il primo numero consente di risalire al tipo di allevamento (0 per biologico, 1 all’aperto, 2 a terra, 3 nelle gabbie), la seconda sigla indica lo Stato in cui è stato deposto (es. IT), seguono le indicazioni relative al codice Istat del Comune, alla sigla della Provincia e, infine il codice distintivo dell’allevatore”.
Nei primi dieci mesi del 2010, secondo elaborazioni Coldiretti su dati Istat, sono state importate dalla Germania 2,7 milioni di chili di uova (in guscio, fresche, conservate o cotte), con un aumento del 12 per cento rispetto allo stesso periodo del 2009.
Intanto il ministro dell’Agricoltura tedesco Ilse Aigner ha convocato per lunedì un vertice a Berlino per discutere la vicenda della contaminazione di grassi miscelati ai mangimi per animali.
Aigner ha cercato inoltre di rassicurare i consumatori affermando che l’aumento di livello di diossina nelle uova derivante dal consumo di grasso contaminato è stato così limitato da rendere improbabili conseguenze per la salute. Il ministro dell’Agricoltura ha però sottolineato l’importanza di ritirare dal mercato i prodotti in questione.
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