Non servono pietre per fare un monumento. “Bastano” alberi imponenti, dai tronchi che sembrano sculture, che permettono di produrre olio dal sapore della storia.
Sono gli ulivi millenari di Puglia, gli stessi da cui raccoglievano le olive gli antichi romani. Monumenti alla bellezza e patrimoni di biodiversità. Proprio per questo ruolo di tutela della biodiversità, il Panda d’Oro 2010 del WWF, deciso dalla giuria popolare, è stato assegnato al progetto “I giganti del Mediterraneo” della Comunità di olivicoltori biologici pugliesi composta dalle antiche masserie Brancati, Giummetta e Il Frantoio; dall’Istituto Tecnico Agrario E. Pantanelli di Ostuni, dalla cooperativa Terre di Puglia-Libera Terra Puglia, composta da giovani che coltivano le terre confiscate alla criminalità organizzata.
L’oliveto secolare, per il numero ridotto di piante per ettaro (40-50) disposte irregolarmente, rappresenta un ambiente agricolo estensivo e seminaturale in grado di ospitare numerose specie vegetali spontanee, dalla macchia mediterranea lungo i muri a secco che bordano gli appezzamenti, alle numerose essenze erbacee tra piante monumentali.
Anche il tronco cavo degli olivi dà rifugio a mammiferi, rettili e uccelli che popolano la campagna. Per questo l’Istituto agronomico mediterraneo di Bari, il ministero dell’Ambiente e la Regione Puglia stanno stimando l’importanza di questi oliveti nel sostenere la biodiversità.
«I Giganti del Mediterraneo – spiegano i promotori – è un progetto per tutelare il paesaggio agrario degli oliveti monumentali di Puglia, attraverso la promozione dell’olio extravergine di oliva degli olivi secolari ottenuto con metodi di agricoltura biologica».
Comprando quest’olio si dà una mano a salvare questi alberi secolari, che richiedono attenzioni e cure particolari (e dispendiose).
Fonte: valori
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