Il procuratore di Torino ha aperto un fascicolo sul caso di un camionista che si è ammalato di glioma. L’uomo per 20 anni ha parlato al cellulare sette ore al giorno, telefonate minimo di dieci minuti l’una, mai usato vivavoce o auricolari, apparecchio sempre attaccato all’orecchio e la notte cellulare acceso e tenuto vicino alla testa. All’uomo è stato poi diagnosticato un tumore al cervello, un glioblastoma.
Il glioblastoma, che colpisce le cellule gliali del cervello, è tra i tumori più aggressivi dell’organo: solo il 7% di chi ne è colpito, allo stato attuale, sopravvive oltre i tre anni. Il suo trattamento, quando non si trova in stato avanzato, avviene con un intervento chirurgico seguito da cicli di radioterapia e chemioterapia.
L’uomo che è stato colpito dal tumore ha avvertito improvvisi momenti di assenza, in cui si sentiva come pietrificato e incapace di effettuare qualsiasi azione: all’improvviso non riconosceva più le persone, saliva in macchina, cercava di accenderla e non ci riusciva e così via.
I sanitari hanno poi scoperto che nell’ultimo ventennio, a causa del lavoro ma non soltanto, l’uomo aveva passato molto tempo al cellulare.
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