Uno schermo come baby-sitter, a rischio il benessere dei bambini

Poca concentrazione e difficoltà di comunicazione con gli altri. Uno studio inglese lancia l’allarme sulle conseguenze psicologiche di una prolungata esposizione dei bambini (più di due ore al giorno) agli schermi televisivi ed ai monitor dei pc. 
La ricerca condotta dagli studiosi dell’Università di Bristol, che sarà pubblicata sulla rivista Pediatrics, ha coinvolto oltre 1000 bambini di età compresa tra 10 e 11 anni ai quali sono stati sottoposti una serie di questionari per misurare il loro benessere psicologico.

Come spiega Angie Page, che ha guidato la ricerca, “limitare il tempo che i ragazzi passano davanti alla tv o al computer  è importante per garantire la loro salute futura. Molti credono che se un bambino fa sport può passare diverse ore davanti allo schermo senza problemi, ma non è così. Anche in questo caso se sta due ore al giorno davanti al monitor ha il 50 per cento in più di possibilità di avere problemi psicologici”.
Spesso lo schermo viene utilizzato come una baby-sitter, senza considerare che la tele-dipendenza conduce i bambini all’isolamento e ad una scarsa predisposizione a relazionarsi con gli altri.

E questi sono i rischi in cui incorrono i bambini italiani, stando all’indagine “Okkio alla Salute”, promossa dal ministero e dall’Istituto superiore di sanità, che ha osservato lo stile di vita e i comportamenti di oltre 42.000 scolari di terza elementare.

I bambini italiani guardano troppa televisione, mangiano male e non praticano sport: questi i dati emersi dallo studio.

In particolare, la ricerca ha rivelato che il 23% dei piccoli osservati è in sovrappeso e l’11% è obeso. Tra i comportamenti ‘non salutari’ l’abitudine di saltare la colazione (9% dei bambini) o di non farla adeguatamente (30%). Inoltre un bambino su 4 non mangia quotidianamente frutta e verdura, mentre circa il 50% beve bevande zuccherate o gassate durante la giornata.
Un bambino su 5 pratica sport per non più di un’ora a settimana, mentre 1 su 2 ha la televisione in camera.

Un ritratto, insomma, tutt’altro che rassicurante.

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