Contro gli sprechi alimentari, un Natale all’insegna della sobrietà

Un’indagine della Confederazione italiana agricoltori ha stimato che nelle due settimane di feste natalizie finiranno nella spazzatura più di 500.000 tonnellate di cibo, corrispondenti a circa il 25% della spesa totale alimentare per le festività.

Con tutti gli alimenti che vengono gettati nei Paesi ricchi non solo si risolverebbe il problema della malnutrizione nei Paesi poveri (in 28 nazioni, soprattutto africane, la quota di popolazione che soffre la fame supera il 40%), ma addirittura si ‘rischierebbe’ di portare anche quei Paesi alla sovra-alimentazione e all’obesità.

“Siate parchi nei consumi, anche durante le feste”. Questo l’appello lanciato dall’Associazione nazionale dietisti (Andid) che invita a trascorrere un Natale all’insegna della sobrietà.

Come spiega la presidente ANDID Giovanna Cecchetto, “il nostro stile di vita sta inesorabilmente cambiando: si ha sempre meno tempo da dedicare alla preparazione dei pasti, non si recuperano gli avanzi e così si buttano al macero cibi buoni perché, dati Istat 2007, ne sono stati comprati troppi nel 40% dei casi; nel 21% perché ci siamo fatti convincere dall’allettante «prendi tre paghi due» senza riflettere sulle nostre reali necessità, sono scaduti o sono andati a male (24%), non sono piaciuti (9%) o non servivano proprio (7%)”.

Il risultato di questa tendenza è che, nonostante la crisi economica e malgrado  7 milioni di italiani vivano sotto la soglia di povertà, si buttano via ogni anno 4 mila tonnellate di cibi buoni.

”E’ anche un problema ambientale, sociale ed economico enorme in un momento in cui i prezzi delle materie prime aumentano, il riso è triplicato e il frumento raddoppiato dal 2008 ad oggi, le riserve alimentari mondiali si assottigliano e sono sempre più forti le preoccupazioni sulla sicurezza alimentare e sull’effetto sui livelli globali di povertà”, sottolinea  Ambra Morelli, presidente ANDID Lombardia.

L’invito dei dietisti agli italiani è dunque quello di  “considerare il ‘non sprecare’ come una regola etica e di principio”. Come mettere però in pratica questa regola nella vita quotidiana ed in particolare durante le feste natalizie, periodo in cui lo spreco sembra essere divenuto un ‘male necessario’?

L’ANDID suggerisce dieci mosse per un ‘sobrio’ Natale anche a tavola (Fonte Ansa):

1.Non arrivare affamati al momento dei pranzi o delle cene
2.Rispettare i segnali di sazietà del nostro fisico
3.Evitare pane e grissini tra una portata e l’altra
4.Evitare di farsi versare il vino più volte, controllando la quantità (da ricordare che, di norma, la quantità massima indicata per l’uomo corrisponde a tre bicchieri e a due per la donna). Attenzione alla somma tra vino e superalcolici
5.Se si conosce il menù, dare preferenza ai piatti più graditi e ridurre la porzione o evitare quelli meno graditi
6.Farsi servire comunque porzioni piccole/moderate
7.Non rinunciare alle verdure, che aiutano a saziarsi.
8.Acquistare alimenti nella quantità proporzionata al numero degli invitati
9.Non lasciarsi tentare dalle offerte/sconti per limitare eccessive “scorte” di alimenti
10.Approfittare del tempo libero per muoversi un po’

Dall’associazione anche alcune ‘dritte’ per gestire le pause tra pranzi e cene:

1.Non saltare la colazione, anche se ci si alza tardi, caso mai ridurne la quantità
2.Nel pasto precedente a quello di festa, consumare un primo piatto leggero, tipo una zuppa di verdure, cereali e legumi o una piccola porzione di pasta o riso (conditi con pomodoro o verdure o all’olio crudo), oppure: un secondo piatto a base di pesce o carne bianca bolliti o alla piastra o 1 o 2 uova, un contorno di verdura bollita o cruda e frutta.
3.Nel pasto successivo ascoltare il segnale di fame, e in relazione alla sua intensità, consumare una leggera minestra o un passato di verdure, o un po’ di pane con verdura o della frutta.

In generale, secondo Stefania Vezzosi del direttivo Andid, per contenere ed evitare gli sprechi bisogna “porre al centro di una riflessione allargata il cibo come risorsa naturale e prodotto dell’attività dell’uomo, come strumento per uno sviluppo equo, sostenibile e partecipato, come responsabilità sociale per la promozione della salute”.

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