Un terzo (32%) delle 1.814 sostanze chimiche prodotte in grandi quantità, commercializzate in Europa dal 2010, non sarebbe conforme alle norme Ue volte a tutelare il pubblico e l’ambiente da esposizioni nocive. Le industrie produttrici, infatti, non hanno fornito dati a norma di regolamento sull’impatto ambientale e sulla salute. È quanto denuncia l’Environmental European Bureau (Eeb) basandosi su uno studio triennale dell’Istituto federale tedesco per la valutazione del rischio (Bfr) e dell’Agenzia tedesca dell’ambiente (Uba).
Secondo lo studio soltanto nel 31% i dati forniti dall’industria sono conformi, mentre il resto ha bisogno di ulteriori indagini. “Le aziende – denuncia l’Eeb – stanno infrangendo le normative europee non comunicando all’Agenzia europea delle sostanze chimiche se tali sostanze sono cancerogene, neurotossiche e mutagene”.
In Europa l’immissione sul mercato di agenti chimici segue le disposizioni del regolamento in materia di registrazione, valutazione, autorizzazione e restrizione delle sostanze chimiche (Reach). Entrato in vigore nel 2007, il Reach obbliga le industrie che fanno domanda per la commercializzazione delle sostanze a fornire dati sulla loro sicurezza. Secondo il principio ‘No data, no market’, i produttori e gli importatori sono tenuti a raccogliere informazioni sulle proprietà delle sostanze chimiche e a registrare le informazioni in una banca dati centrale presso l’Agenzia europea delle sostanze chimiche (Echa) a Helsinki.
Tale Agenzia gestisce i database necessari per il funzionamento del sistema, coordina la valutazione approfondita delle sostanze chimiche sospette e sta creando un database pubblico in cui consumatori e professionisti possono trovare informazioni sui rischi delle varie sostanze.
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