L’inquinamento fa male alla pelle dei piccoli: negli ultimi vent’anni sono triplicate le patologie dermatologiche nei bambini al di sotto dei cinque anni, in particolare la dermatite atopica che interessa il 43% dei bimbi in questa fascia d’età. A lanciare l’allarme sono i pediatri della Federazione italiana medici pediatri (Fimp).
La dermatite atopica si manifesta con prurito, eczemi, secchezza diffusa, ma anche punti neri e brufoli, specie nelle zone a maggior rischio di dermatite quali le mani e il viso (più esposti) o le gambe e le ginocchia (maggiormente soggette allo sfregamento degli indumenti).
Di fatto non esistono terapie risolutive per la dermatite atopica, anche perché si tratta di una patologia di origine costituzionale e genetica, che la rende particolarmente sensibile a fattori ambientali come l’inquinamento (è più diffusa infatti nelle aree industrializzate), le condizioni ambientali e i problemi nutrizionali.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità circa un terzo delle malattie infantili (0-18 anni) in Europa può essere attribuibile a un ambiente insalubre e all’inquinamento atmosferico che tende a gravare soprattutto sui bambini di età inferiore ai 5 anni.
Queste patologie sono in costante aumento, tanto che oggi il 20-30% delle visite che ogni pediatra esegue nel proprio ambulatorio riguarda problemi dermatologici, con una maggior prevalenza di dermatite atopica.
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