Il tempo trascorso davanti agli schermi modifica il cervello dei bambini determinando una perdita di capacità cognitive. È quanto emerge da uno studio pubblicato da Jama Pediatrics e condotto dai ricercatori del Cincinnati Children’s Hospital che si sono basati sulle risonanze cerebrali.
Lo studio di Hutton ha coinvolto 47 bambini sani – 27 femmine e 20 maschi – di età compresa tra 3 e 5 anni, e i loro genitori. I bambini sono stati sottoposti ad un test per valutare le capacità cognitive, oltre che a una risonanza magnetica al cervello per stabilire l’“integrità della sostanza bianca”, ovvero quella parte che garantisce il corretto passaggio delle informazioni fra le varie zone. Ai genitori è stato fatto compilare un questionario sulle ore passate dai figli davanti allo schermo e sui contenuti guardati, da cui è scaturito un punteggio.
È così emerso che alti punteggi nel questionario sono associati significativamente ad un linguaggio meno espressivo, una minore abilità di dare il nome rapidamente agli oggetti e a più basse capacità di scrittura. Inoltre all’aumentare del punteggio è risultata associata anche una minore integrità della sostanza bianca, in tratti che coinvolgono le funzioni del linguaggio e dell’alfabetizzazione.
L’autore principale dello studio precisa che non emerge un “tempo minimo sicuro”. “È difficile dire quale siano l’età minima o il tempo più indicato – spiega -. Il mio motto è ‘screen free’ fino ai tre anni, questo almeno fa sì che i bambini arrivino all’asilo con una solida base nel mondo reale”.
Quello lanciato dallo studio è l’ultimo degli allarmi in merito alle conseguenze della sovraesposizione dei bambini agli schermi di telefoni, pc e tablet. Di qualche tempo fa il “mea culpa” di Sean Parker, uno dei fondatori di Facebook, che ha dichiarato: “Quando un network cresce fino a un miliardo o due miliardi di persone, cambia letteralmente la tua relazione con la società, con gli altri. Probabilmente interferisce in modo misterioso con la produttività in strani modi. Solo Dio sa cosa stia facendo ai cervelli dei nostri bambini”.
In merito ai social media ha inoltre affermato che i social, e Facebook prima di tutti, sono partiti da una domanda: “Come faccio a consumare la maggior parte possibile del vostro tempo e della vostra attenzione cosciente?”. Così “hanno sfruttato una vulnerabilità nella psicologia umana”, ossia il bisogno di riconoscimento sociale.
Hutton JS, Dudley J, Horowitz-Kraus T, DeWitt T, Holland SK. Associations Between Screen-Based Media Use and Brain White Matter Integrity in Preschool-Aged Children. JAMA Pediatr. Published online November 04, 2019. doi:10.1001/jamapediatrics.2019.3869
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