“Io sono il boss, io ho creato il sistema”. Guido Fanelli si ripete continuamente. Lui primario a Parma, padre della legge che regola la terapia del dolore in Italia, lo spiega anche: “Io ho il centro Hub del dolore più grosso d’Italia con 19 mila pazienti all’anno, io ho la mia forza politica! Sposto milioni di euro (…) perché noi scriviamo una roba e tutti vengono dietro a noi”. Corre veloce Fanelli, incassa anche, scrivono i pm, mazzette farmaceutiche. Le multinazionali pagano e lui aggira la legge. Addirittura si prende la briga di fare sperimentazioni fuori dalle regole. Pazienti come cavie. Ecco il punto. E in un settore, quello della terapia del dolore che coinvolge il malato e tutta la sua famiglia.
Ma Fanelli tira dritto e coinvolge gli imprenditori. Uno di loro, Beppe Vannucci, ritenuto amministratore di fatto di un’azienda farmaceutica di Parma, a proposito di uno strumento da sperimentare spiega che deve essere applicato “in modo che se muoiono 100 persone con questo filtro non va in galera nessuno”. Quel metodo del tutto illegale, e fuori da ogni logica medica, lo chiamavano “A Posto”. Eccola la rete finita ieri in oltre 500 pagine di ordinanza cautelare: 19 arresti. Tra questi Fanelli ai domiciliari. E oltre 70 perquisizioni. Maxi-blitz del Nas di Parma. Accuse pesanti: associazione a delinquere finalizzata alla corruzione. Ma anche al riciclaggio, circa 400 mila euro, fatti girare su società intestate a prestanome.
La notizia deflagra e subito l’ospedale di Parma solleva dall’incarico Fanelli. L’inchiesta coordinata dalla Procura locale prende avvio nel 2015. E fin dalle prime battute intercettate si comprende il metodo del professor Fanelli, il quale dà in dote la sua professione e la sua etica alle case farmaceutiche, addirittura apparecchiando per i venditori un vero spot pubblicitario per prodotti farmaceutici in sala rianimazione. Dice, intercettato, all’amico imprenditore Vannucci: “Tu domani sera arrivi alle sette e mezza vieni comunque, facciamo il giro in rianimazione così vedono la situazione”. Il giudice osserva: “La telefonata è l’eloquente dimostrazione di come la funzione pubblica venga asservita a interessi privati”. E del resto il piano di Fanelli e compagni è chiaro. Lo stesso primario ne dà conto nell’aprile 2015: “Il primo livello è Parma il secondo è l’Italia”. Medici e imprenditori, si rivolgono a Fanelli, definito “un uomo molto potente della sanità, uno alla Briatore”.
Sarà per il suo panfilo Pasimafi V, ormeggiato al molo di La Spezia, e pagato interamente dalle holding del farmaco. Sul suo barcone, il primario officia riunioni e progetta nuove strategie. Addirittura si fa rimborsare il catering dall’ospedale. Addirittura sullo specchio di poppa, per stessa ammissione di Fanelli, il Pasimafi V ha il logo della Mundipharma. Insomma, per Fanelli la giornata è tutto uno spicciare di faccende. Coinvolge anche il figlio Andrea, il quale del padre però va dicendo “che sia un faccendiere, un gramo, una brutta persona, un uomo che ha mirato solo ai soldi”. Parole riportate da Vannucci il quale poi commenta: “Ma a noi ce ne frega un po’ un cazzo, se ci dà i filtri da vendere ci guadagniamo tutti”.
Le relazioni sono il suo forte. E così all’ennesimo venditore che bussa alla sua porta sospira: “Anche questo è un altro che inizierà a farmi la lista della spesa però va bene, non c’è problema”. Gli obiettivi sono molteplici. Da un lato si organizzano corsi formativi e convegni sponsorizzati direttamente dalle case, dall’altro si favorisce l’uso dei prodotti, anche quelli non testati. Ecco allora il titolare di una società, che commercializza prodotti della Ibsa, dire a Fanelli: “Adesso mi serve un altro dato Guido (…) dobbiamo trovare qualcuno (…) che ci fa una scatola di Akis da tre anche a bassi dosaggi in relazione alla massa corporea funziona come una da 5 di Voltaren da 75 questo sarebbe un bel gol!”. La risposta di Fanelli se pur prevedibile, visto il clima, appare decisamente inquietante.
Dice “il boss”: “Noi siamo pronti a tutto visto come paga”. Ecco, poi, il giudice fare una riflessione generale, che dà il tono di quanto l’operato di questa associazione a delinquere abbia trovato terreno fertile in un settore in grande espansione. “Fanelli ha dunque avuto un ruolo chiave, in un campo, quello della farmacologia del dolore cronico, che secondo le stime ha un prezzo sociale che supera i 36 miliardi annui lordi, con un giro d’affari che è passato dai 350.000.000.00 di euro del 2010 a quasi 400.000.000,00 del 2013”.
La torta è enorme. E tutti i presunti membri dell’associazione sanno che operando in questo modo rischiano la galera. E lo sanno perché conoscono le regole. Dice Fanelli: “Per esempio i medici non possono ricevere regali oltre i 100 euro. Non possono andare a pranzo con uno di un’azienda a meno che non ci sia una connotazione scientifica”. E poi ci sono gli eventi, come, ad esempio, il World Medical Park 2015 che si svolge a Maiorca. Fanelli ha il ruolo di esperto scientifico. In realtà, intercettato, ammette: “Io sono per portare dentro i soldi del dolore”. E ancora: “Io ho creato un sistema (…) che è tutto il business del dolore”. Che resta solo un business per l’associazione. E se l’imprenditore Vannucci si preoccupa di non finire in galera se muoiono 100 pazienti, Fanelli non si fa problemi a testare uno strumento inutile (filtro per infusione) solo per favorire la casa produttrice. Dice infatti: “È una volgare pompa di infusione del cazzo”.
Fonte: Il Fatto Quotidiano
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