Acqua potabile arricchita con aminoacidi: che sia proprio questa la ricetta del leggendario elisir di lunga vita che gli alchimisti di tutto il mondo, per secoli, hanno ricercato?
A svelare gli ingredienti di questo virtuoso cocktail è oggi un gruppo di scienziati italiani delle università di Milano, Pavia e Brescia e dell’Istituto auxologico di Milano che hanno reso noti i risultati di uno studio recentemente condotto.
La ricerca è stata condotta su un gruppo di topi: i piccoli mammiferi cui è stata fatta bere la miscela sono sopravvissuti in media 95 giorni (il 12% dell’esistenza) in più rispetto ai topi di controllo ai quali non era stata aggiunta all’acqua la miscela di aminoacidi.
I ricercatori, interrogandosi quindi sulle ragioni dell’esito constatato, hanno scoperto che la dieta arricchita con questa miscela di aminoacidi – favorendo la produzione della proteina eNOS e quindi la sintesi di ossido nitrico (NO) secondo un meccanismo già precedentemente dimostrato dagli stessi studiosi – produce un aumento di mitocondri (i componenti delle cellule dell’organismo deputati alla produzione di energia) nei muscoli dello scheletro e nel muscolo cardiaco.??L’analisi ha poi riscontrato nei topi in questione una maggiore attività del Sirt1, il gene della longevità, nonché una maggiore “potenza” dei geni del sistema di difesa che combatte i radicali liberi. Infine, gli animali che hanno bevuto il cocktail hanno manifestato segnali di miglioramento nella resistenza allo sforzo fisico e nella coordinazione motoria.
Si tratta di risultati interessanti considerato che, come afferma Enzo Nisoli, professore della Facoltà di medicina e chirurgia dell’Università di Milano e coordinatore della ricerca, “è la prima volta che si dimostra che una miscela di aminoacidi può, nei mammiferi, in questo caso nei topi, aumentare la sopravvivenza”.
Altri studi in passato avevano già evidenziato che i tre aminoacidi utilizzati per la miscela – i cosiddetti aminoacidi a catena ramificata (BCAA), che rappresentano tre dei venti aminoacidi (leucina, isoleucina e valina) che normalmente costituiscono le proteine – sono in grado di prolungare la vita del lievito unicellulare, ma soltanto adesso lo stesso risultato è stato riscontrato in organismi complessi, che condividono molti aspetti genetici, molecolari e cellulari con l’uomo.
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