Schema, struttura e processo dei sistemi viventi

I sistemi viventi sono dei sistemi organizzativamente chiusi, in quanto in essi l’ordine è stabilito dallo stesso sistema, ma sono aperti all’ambiente in quanto scambiano materia, energia e informazione. Lo schema della vita, come rete autopoietica (= produzione di sé), è quindi caratterizzato da una chiusura organizzativa del sistema, mentre la struttura di un sistema vivente è aperta al flusso di energia e materia.

Lo schema di organizzazione di un sistema vivente è codificato da fattori genetici ed epigenetici e modulato dall’ambiente e dalle esperienze di vita. In base allo schema viene codificata la struttura e il corrispondente programma metabolico-comportamentale con i suoi continui cambiamenti (strutturali di auto-rinnovamento e di sviluppo). La comprensione della struttura vivente è quindi sempre collegata alla comprensione di processi metabolici e di sviluppo per cui il pensiero sistemico include un cambiamento di prospettiva dalle strutture ai processi.

Nelle malattie croniche (processi patologici cronici evolutivi), l’alterazione della funzione di autoconservazione (FV) modifica lo schema di organizzazione del sistema, i processi hanno percorsi obbligati, evolutivi e destinati a compromettere più o meno gravemente il metabolismo, lo sviluppo e la struttura del sistema stesso.

Nei malattie croniche su base congenita lo schema è alterato già alla nascita e la compromissione del metabolismo e dello sviluppo della struttura può essere già presente o può instaurarsi in epoca successiva.
Gli aspetti più caratteristici nelle malattie croniche sono: la perdita di libertà e di capacità di adattamento del sistema, l’alterazione delle reti del sistema, un’alterazione di sincronia tra i vari processi che lo caratterizzano e un inevitabile aumento del consumo energetico.

Conclusioni
Nelle malattie croniche si modifica lo schema di organizzazione del sistema, il corrispondente programma metabolico-comportamentale e la struttura del sistema stesso.

L’articolo è stato tratto dal libro della Dr.ssa Gasparini
“Multidisciplinarietà in Medicina”

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