Ogni anno in Italia vengono effettuati migliaia di ricoveri inutili e al Sud i parti cesarei toccano punte del 90%. Questi alcuni dei dati raccolti dal Programma nazionale esiti, progetto voluto dal ministero della Salute e condotto da Agenas.
Soltanto nel 2010 sono stati ricoverati per gastroenterite, disturbo comune che non necessita di ricovero, oltre 21.400 bimbi con un tasso di ospedalizzazione medio pari a 2,10 per mille bambini. I ricoveri cosiddetti ‘inutili’ riguardano diverse patologie: influenza, asma, ipertensione, ricoveri per diabete senza complicanze.
In Italia circa il 28% dei parti è cesareo. Una percentuale che può variare in modo notevole in base alle diverse regioni italiane. Se infatti in alcune province del Nord la percentuale dei cesarei rimane sotto il 10%, in alcuni ospedali e strutture private convenzionate della Sicilia e della Campania supera ampiamente il 70-80%, arrivando a sfiorare in alcuni casi il 90%.
In Italia il numero dei parti cesarei è andato progressivamente aumentando: si è passati da circa il 10% degli inizia anni ’80 al 37,5% del 2004. Attualmente la percentuale dei parti cesarei registrati in Italia è la più alta d’Europa, poiché la maggior parte dei Paesi ha valori inferiori al 25%.
D’altra parte in alcuni ospedali del Sud o Centro Italia in caso di rottura del collo del femore si rischia di non essere operati entro le 48 ore, così come indicano le linee guida internazionali. Tale opportunità viene infatti negata in decine di strutture del meridione – in particolare in Sicilia, Calabria e Campania – dove solo una piccola percentuale di pazienti viene operata rispettando le 48 ore.
Un altro dato che emerge dal programma è che in Italia un paziente su dieci ricoverato per infarto al miocardio muore a 30 giorni dal suo ingresso in ospedale.
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