Incendi, alto rischio siccità, scongelamento del permafrost e insicurezza alimentare. È quanto ci aspetta secondo gli scienziati dell’Ipcc, l’Intergovernmental Panel on Climate Change, ovvero il braccio scientifico dell’Onu che si occupa di cambiamenti climatici. Il gruppo intergovernativo formato da 66 ricercatori volontari provenienti da 195 Paesi dal mondo ha presentato qualche settimana fa il suo nuovo rapporto, l’analisi scientifica sul clima più completa messa a punto.
Come denuncia lo studio, dal periodo preindustriale, denuncia lo studio, la temperatura sulle terre emerse del nostro pianeta è aumentata di 1,53 gradi centigradi. A quello relativo all’aumento delle temperature, si aggiunge un altro dato allarmante: più di un quarto della terra del Pianeta è soggetta al “degrado indotto dall’uomo”.
Secondo quanto emerge dal nuovo studio dedicato al rapporto tra cambiamenti climatici e sfruttamento della terra (“Climate change and land”), il 23% delle emissioni di gas serra globali prodotte dall’uomo deriva da agricoltura industriale, silvicoltura, deforestazione e incendi ed è per questo che, sostengono gli scienziati, se vogliamo avere un futuro è necessario un cambiamento radicale (e globale) delle abitudini alimentari, spostando i consumi verso alimenti a base vegetale e riducendo quelli di carne. Questo ridurrebbe le emissioni di gas serra derivanti dagli allevamenti, liberando la terra per usi più sostenibili.
Negli ultimi 60 anni, infatti, il consumo di carne è più che raddoppiato e il suolo è stato convertito a uso agricolo a un ritmo senza precedenti nella storia umana. Ci sono altri dati, nello studio dell’Ipcc, che evidenziano la necessità di riformare l’attuale sistema alimentare: nel mondo ci sono circa 2 miliardi di adulti in sovrappeso o obesi, mentre 821 milioni di persone sono denutrite e il 30% del cibo viene sprecato.
Lo studio denunciati anche tutti gli interessi delle potenti industrie agroalimentari e forestali, co-responsabili dell’attuale crisi. Il documento propone diverse soluzioni per tutelare gli ecosistemi, tra i quali lo sviluppo delle bioenergie e il coinvolgimento diretto delle popolazioni locali, con l’obiettivo di riuscire a far fronte alla sfida principale: dare cibo a 11,2 mld di persone nel 2100 senza superare la soglia ideale del riscaldamento climatico di 1,5 gradi, stabilita dall’accordo di Parigi.
“Il modo in cui utilizziamo le terre ha riflessi sul clima ma anche sulla capacità di queste stesse terre a far sopravvivere la gente, la natura e la biodiversità”, ha commentato Fernanda Carvalho, esponente del WWF.
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