L’Ocse ha lanciato un appello all’Italia affinché riduca la “prescrizione eccessiva di antibiotici”. L’organismo internazionale per lo sviluppo e la cooperazione economica nel suo ultimo rapporto Health at a glance’ afferma che “la prescrizione di antibiotici attraverso i servizi territoriali è la seconda più alta fra i paesi Ocse, contribuendo potenzialmente a tassi più elevati di resistenza antimicrobica”.
L’uso corretto e prudente degli antimicrobici è essenziale per contrastare la minaccia crescente della resistenza microbica che entro il 2050 provocherà più morti del cancro.
Di questi giorni è la notizia che neanche i disinfettanti ospedalieri più potenti sembrano avere la meglio sul Clostridium difficile, il superbatterio responsabile di gravi infiammazioni al colon, con sintomi che vanno dalla diarrea alla sepsi, e che colpisce soprattutto gli anziani negli ospedali e strutture sanitarie. È quanto indica uno studio dell’università di Houston pubblicato sulla rivista Antimicrobial Agents and Chemotherapy.
“Non abbiamo trovato un disinfettante capace di eliminare completamente questo batterio, che è protetto da strati di biopellicole che fanno da armatura, anche se abbiamo rilevato delle differenze tra i vari prodotti”, ha spiegato Kevin Garey, coordinatore dello studio.
Nello studio sono stati provati sette disinfettanti ospedalieri su cinque diversi ceppi di batterio, avvolti in tre diversi tipi di biopellicole fatte crescere in laboratorio per 72 o 120 ore. I batteri possono crescere su quasi tutte le superfici e formano una biopellicola complessa, una sorta di ‘abito-armatura’, dove può sopravvivere e crescere. Le pellicole più devastanti si formano sugli strumenti medici, come i cateteri, dando così al batterio accesso diretto al paziente.
“Questo studio – ha concluso Garey – spiega perché il batterio è così difficile da eradicare dall’ambiente e dimostra la capacità di queste spore di essere onnipresenti e auto-propagarsi”.
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