I residui di antibiotici contaminano il terreno e le acque

I residui degli antibiotici utilizzati negli allevamenti intensivi finiscono nelle acque e nel terreno. Il problema, peraltro, non riguarda soltanto gli allevamenti ma anche i sistemi di smaltimento delle aziende farmaceutiche, degli ospedali e delle acque reflue delle città.

A lanciare l’allarme sono i ricercatori dell’Università di Buffalo, negli Stati Uniti, in seguito alle rilevazioni fatte dagli autori in due fattorie dello stato di New York, che adottano i due approcci considerati più moderni per trattare i letami.

Non è però necessario guardare oltreoceano: anche nei nostri fiumi si trovano residui di antibiotici e ciò conferma l’urgenza di trovare una soluzione al problema dell’antibiotico resistenza, un’emergenza sanitaria mondiale che ha tra le sue principali cause l’uso eccessivo di antibiotici negli animali e negli esseri umani.

In alcuni Paesi circa l’80% del consumo totale di antibiotici di rilevanza medica è nel settore degli animali, in gran parte per la promozione della crescita in quelli sani. Secondo la Food and Drug Administration solo nel 2016 negli Stati Uniti sono stati venduti 13,3 milioni di tonnellate di antibiotici per animali da allevamento.

La conseguenza dell’uso improprio di antimicrobici è che alcuni tipi di batteri che causano infezioni gravi negli esseri umani hanno già sviluppato una resistenza alla maggior parte o a tutti i trattamenti disponibili e nelle linee di ricerca ci sono ben poche opzioni promettenti.

Pertanto, al di là della ricerca di metodi più efficaci di smaltimento dei liquami degli allevamenti intensivi, l’obiettivo generale è incoraggiare l’uso prudente degli antibiotici al fine di rallentare la resistenza antimicrobica e preservare l’efficacia degli antibiotici più importanti per la medicina.

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