È boom di importazioni di concentrato di pomodoro cinese che mettono a rischio uno dei settori simbolo del made in Italy. A lanciare l’allarme è la Coldiretti che, sulla base dei dati Istat relativi ai primi undici mesi del 2015, riferisce che le importazioni di concentrato di pomodoro dalla Cina sono aumentate del 680%. Il rischio concreto è che venga spacciato come made in Italy sui mercati nazionali ed esteri per la mancanza dell’obbligo di indicare in etichetta la provenienza.
Come sottolinea la Coldiretti, dalla Cina si sta assistendo a un crescendo di navi che sbarcano fusti di oltre 200 chili di peso con concentrato di pomodoro da rilavorare e confezionare come italiano poiché nei contenitori al dettaglio è obbligatorio indicare solo il luogo di confezionamento, ma non quello di coltivazione del pomodoro.
Un commercio che va reso trasparente con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine degli alimenti che attualmente vale in Italia solo per la passata di pomodoro ma non per il concentrato o per i sughi pronti.
Peraltro, come precisa la Coldiretti, l’84% degli italiani ritiene che sia molto importante che l’etichetta riporti la provenienza della materia prima impiegata per la frutta e verdura trasformata come i derivati del pomodoro, secondo la consultazione pubblica online sull’etichettatura dei prodotti agroalimentari condotta dal ministero delle Politiche Agricole (Mipaaf), che ha coinvolto 26.547 partecipanti sul sito del Mipaaf dal novembre 2014 a marzo 2015.
Aumento record delle importazioni, riduzioni dei prezzi pagati agli agricoltori e taglio delle superfici – continua la Coldiretti – prefigurano uno scenario preoccupante per il prodotto simbolo della dieta mediterranea messo a rischio a causa della concorrenza sleale del prodotto importato.
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