Vivere nella pianura Padana costa almeno un anno di vita. È quanto emerge da uno studio dell’Energy Policy Institute dell’Università di Chicago che ha indagato la relazione tra particolato e aspettativa di vita. Come emerge dallo studio, globalmente l’aria carica di pulviscolo riduce l’aspettativa di vita di 1,8 anni, ma la situazione è molto variegata rispetto alle aree geografiche. Secondo i ricercatori in Cina, India e Asia sud-orientale l’inquinamento atmosferico arriva a tagliare di diversi anni la longevità. In Europa mediamente si respira un’aria meno pericolosa, salvo che nelle regioni orientali e in Pianura Padana, appunto.
Nel dettaglio, le zone maggiormente interessate si irradiano dal centro della pianura e dal corso del Po mentre nelle zone subalpine si attenua la concentrazione di pulviscolo, la cui concentrazione è alta anche Piemonte, Liguria, Emilia, Toscana settentrionale e Triveneto. Nell’Italia centro-meridionale la qualità dell’aria risulta mediamente buona. In Pianura Padana si arriva a punte di 20-25 microgrammi, sebbene una ventina di anni fa la situazione era peggiore. Il problema, come emerge dallo studio, è che la concentrazione di particolato è molto localizzata e concentrata in Pianura Padana tanto da diminuire la longevità almeno di un anno.
Gli studiosi americani hanno preso in considerazione soprattutto le polveri ultrasottili ritenute molto nocive perché microscopiche e capaci di entrare nelle basse vie respiratorie e attraverso di esse nella circolazione del sangue. Sono il prodotto di combustibili fossili, utilizzati nei veicoli, impianti di riscaldamento e industrie.
Bisogna precisare che si tratta di stime teoriche e basate su modelli matematici che comprendono di risiedere 365 giorni l’anno in una zona con determinata concentrazione di polveri sottili e ferme altre variabili come stile di vita, alimentazione, etc.
Tuttavia, come sostiene il rapporto sostiene il rapporto Air Quality Life Index dell’Epic, l’aria contaminata è il più incisivo fattore di accorciamento della vita anche rispetto ad altri come il tabacco per il quale hanno calcolato 1,6 anni persi, alcool e droghe (11 mesi), acque inquinate (7 mesi), incidenti stradali (4,5 mesi), Hiv/Aids e malaria (4 mesi) e tubercolosi (3,5 mesi).
Un dato particolarmente preoccupante se si considera che il 75% della popolazione mondiale vive in aree che eccedono i limiti dell’Organizzazione mondiale della salute.
Inoltre, “mentre le persone possono smettere di fumare – sottolinea Michael Greenstone, direttore dell’Energy Policy Institute – o prendere precauzioni circa le malattie, vi è poco da fare individualmente per proteggersi dall’aria che respirano”.
“La situazione presente non è un destino ineluttabile – spiega Greenstone – quando ti guardi intorno ti rendi conto di come le politiche possano cambiare la qualità dell’aria e allungare la vita delle persone”.
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