Pfas in Veneto: quanto è inquinata l’acqua che bevi?

La Giunta regionale del Veneto ha annunciato due piani di monitoraggio per verificare la presenza e gli eventuali effetti su persone e alimenti delle sostanze perfluoroalchiliche (Pfas), che sono riconosciute come interferenti endocrini collegati a patologie riguardanti pelle, polmoni e reni.

Sono una sessantina (nelle province di Vicenza, Verona e Padova) i comuni interessati dall’inquinamento delle acque. Ad essere indicata come responsabile dell’inquinamento è l’azienda chimica Miteni di Trissino, specializzata nella produzione di molecole fluorurate per la farmaceutica, l’agricoltura e l’industria tecnica.

L’azienda, però, esclude proprie responsabilità. In base ai risultati del biomonitoraggio condotto dall’Istituto Superiore di Sanità in collaborazione con la Regione Veneto, che ha coinvolto un campione di 507 persone, quelle interessate dalla contaminazione sarebbero 250.000, di cui 60.000 esposte a un livello maggiore di contaminazione.

A fianco di questa comunicazione pubblica della Regione Veneto sul monitoraggio delle conseguenze dell’inquinamento da Pfas, ce n’è una riservata cui fa rifermento la testata giornalistica Vvox dalla quale emerge uno scenario più drastico.

Nella nota in questione inviata dal segretario generale della sanità della Regione Veneto, Domenico Mantoan, agli assessori alla sanità, all’ambiente e all’agricoltura, si chiede “ai soggetti istituzionalmente competenti la tempestiva adozione di tutti i provvedimenti urgenti a tutela della salute della popolazione volti alla rimozione della fonte di contaminazione ivi comprese le opportune variazioni degli strumenti pianificatori di competenza”. Si prospetta qui l’ipotesi, drastica, di modificare le norme di pianificazione in materia di inquinamento attualmente vigenti.

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