Pesticidi in frutta e verdura: dalla Francia un report allarmante

Il 72% della frutta e il 43% degli ortaggi in Francia contiene residui di pesticidi. Il 2,9% del campione della frutta analizzata supera il limite di legge che nella verdura sale al 3,4%. È quanto emerge dal report pubblicato oggi dalla Ong Générations Futures.

Il report è stato stilato integrando i dati dei piani di monitoraggio 2012-2017 della DGCCRF (Direzione generale della concorrenza, del consumo e del controllo delle frodi), uno studio durato 6 anni. Inoltre sono state prese in esame solo le piante analizzate almeno 5 anni su 6 e in un numero significativo di campioni. Il risultato è un rapporto esclusivo basato su oltre 13.000 analisi che hanno riguardato, complessivamente, 18 tipi di frutta e 32 verdure.

Tra la frutta i principali prodotti contaminati sono risultati:  ciliegia (89% dei campioni), clementina / mandarino (88,1%), uva (87,3%), pompelmo (86,3%), nettarine / pesche (83%), le fragole (82,9%) e le arance (81,2%). Questi frutti sono in cima alla classifica per la presenza di residui quantificati di pesticidi nei campioni analizzati per frode tra il 2012 e il 2017. I frutti che sono meno colpiti da questa presenza di residui di pesticidi sono prugne / mirabelle (50,8%) seguite da avocado (27,8%) e kiwi (25,8%).

Tra le verdure invece: sedano (84,9%), il sedano rapa (82,5%), le erbe fresche (69,3%), le indivie (67,2%) o lattuga (66,5%), che si trova in cima alla classifica per la presenza di residui quantificati di pesticidi in questo periodo. Alla fine della classifica, per questa presenza di residui di pesticidi, troviamo: barbabietole (6,9%), madera / igname (3,7%), asparagi (2,1%) e infine mais dolce (0,8%).

I prodotti che hanno riportato sforamenti dei limiti di legge sono stati tra i frutti ananas(9,6% dei campioni), seguita da ciliegie (5,2%), kiwi (4,2%), pompelmi (4,2%) e clementine / mandarini (3%), mentre tra le verdure, sono le erbe fresche che nel 21,5% dei casi presentano concentrazioni superiore ai limiti di legge, seguito dal sedano (15,7%) e dalle rape (8,8%).

“Oltre a costituire un’utile fonte di informazioni per il consumatore nelle sue scelte – spiega François Veillerette direttore di Générations Futures – ci auguriamo che questo rapporto permetterà a tutti noi di diventare consapevoli della necessità di cambiare le pratiche agricole eliminando la dipendenza da questi inquinanti, alcuni dei quali rappresentare un pericolo per la nostra salute e il nostro ambiente”.

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