Nel mondo, una persona su tre non ha accesso all’acqua potabile sicura. È quanto emerge dal rapporto ‘Progress on drinking water’, di Unicef e Organizzazione mondiale della sanità, che punta i riflettori sulle disuguaglianze nell’accesso alla risorsa acqua. Inoltre, denuncia il rapporto, più della metà del mondo non ha accesso a servizi igienico-sanitari sicuri.
Il “mero accesso all’acqua non basta. Se è sporca o insicura, non stiamo aiutando i bambini a livello globale”, afferma Ann Naylor dell’Unicef. Come sottolinea Naylor, infatti, “se l’acqua non è pulita, sicura da bere o è troppo lontana da raggiungere, e se l’accesso ai servizi igienici è limitato, allora non stiano lavorando a favore delle nuove generazioni”.
Il rapporto stima che circa 2,2 miliardi di persone a livello mondiale non dispongono di servizi per l’acqua potabile e 4,2 miliardi non dispongono di servizi igienici sicuri. Per 3 miliardi di persone, inoltre, non è possibile neppure lavarsi le mani disponendo di acqua e sapone in casa. Secondo Unicef e Oms, dunque, se progressi significativi sono stati fatti per l’accesso universale di base all’acqua, ci sono tuttavia grandi differenze nella qualità dei servizi forniti.
“Se i vari paesi falliranno negli sforzi per garantire acqua sicura e servizi igienico-sanitari – avverte Maria Neira, Director Department of Public Health dell’Organizzazione mondiale della sanità – continueremo a vivere insieme a malattie che già da tempo sarebbero dovute essere nei libri di storia: malattia come diarrea, colera, tifo, epatite A e malattie tropicali dimenticate. Investire in acqua, sanità e igiene è vantaggioso per la società sotto molteplici aspetti ed è – rileva – una base essenziale per la salute pubblica”.
Questi dati, ha commentato il portavoce Unicef Italia Andrea Iacomini, “ci dicono che ci sono rischi enormi per la salute pubblica in vaste aree del mondo. Chiediamo che i governi raddoppino i propri investimenti per garantire acqua pulita e servizi igienici”.
Anche in Italia, del resto, i problemi legati all’accesso all’acqua non mancano: “Gli ultimi dati Istat rilevano che l’Italia è il paese europeo con il maggior prelievo di acqua per uso potabile, pari a 9,5 miliardi di metri cubi nel 2015; di questi, però, solo 8,5 mld sono effettivamente immessi nelle reti di distribuzione e solo 5 mld arrivano ai cittadini anche per colpa di reti spesso inadeguate; inoltre, sempre nel 2015 i carichi inquinanti delle industrie immessi nelle reti dei depuratori hanno raggiunto una quota del 60%”. “In Italia c’è pieno accesso all’acqua potabile, ma abbiamo problemi di distribuzione e inquinamento ed è necessario un serio intervento per l’ammodernamento della rete distributiva”, conclude Iacomini.
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