Ammirare un tramonto o un paesaggio montano genera in noi una sensazione di benessere e tranquillità interiore. Ma da cosa deriva questa relazione tra l’osservazione di una scena naturale piacevole e la sensazione di pace che proviamo? Una spiegazione scientifica è fornita da una ricerca pubblicata sulla rivista NeuroImage e condotta da un gruppo di studio internazionale guidato dal dottor Michael Hunter, dello Sheffield Cognition and Neuroimaging Laboratory (SCANLab) dell’Academic Clinical Psychiatry dell’University of Sheffield’s Department of Neuroscience.
Secondo gli studiosi osservare un paesaggio naturale piacevole determina una connessione tra aree cerebrali distanti che quindi lavorano in sincronia. Al contrario, di fronte ad una scena di caos metropolitano l’attività cerebrale varie aree del cervello si disconnette e pertanto il cervello non riesce a operare in maniera sincronizzata.
Per giungere a tali conclusioni i ricercatori hanno utilizzato la tecnica della Risonanza Magnetica funzionale, sottoponendo i volontari a due scenari differenti: una spiaggia battuta dalle onde e un’autostrada trafficata. Lo stimolo uditivo è stato in entrambi i casi lo stesso: un “roarrr” continuo, identico in entrambi i casi, al fine di verificare quanto e come lo stimolo visivo agisse sul cervello.
La ricerca ha dunque rilevato come la visioni di scene naturali piacevoli generava “un aumento di connessione tra la corteccia uditiva e un’area come la corteccia prefrontale mediale, considerata importante per le funzioni di valutazione affettiva e motivazionale e per le decisioni collegate alla socialità.
“Le persone – ha spiegato Michael Hunter – sperimentano la condizione di tranquillità come uno stato di calma e tendenza alla riflessione, che ha un effetto di ristoro se comparato agli effetti stressanti della condizione di continua attenzione stimolata dalla vita di tutti i giorni. È ben conosciuta l’induzione di sentimenti di tranquillità da parte dell’ambiente naturale, mentre l’ambiente urbano derivante dall’azione umana viene normalmente percepito come non tranquillo. Nella nostra ricerca volevamo capire come lavora il cervello nel momento in cui esperisce un ambiente naturale, misurando così la sua esperienza di tranquillità”.
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