In un recente comunicato stampa, diramato dall’AIOT (Associazione Italiana di Omotossicologia), si afferma che l’omotossicologia può essere considerata la “omeopatia del2000, sia perchè essa utilizza i medicinali omeopatici secondo criteri validati dalla EBM, sia perchè essa tiene conto dell’intero processo diagnostico e terapeutico della medicina convenzionale”. In risposta a questo comunicato le otto Sigle aderenti al CNO, il quale rappresenta nel suo insieme la stragrande maggioranza di Associazioni e Scuole di Omeopatia operanti in Italia, intende replicare a queste affermazioni. Chiarezza, non confusione: questo viene reclamato a gran voce dalla stragrande maggioranza dei medici omeopati italiani in risposta alle recenti dichiarazioni dell’AIOT. Parole piuttosto dure quelle provenienti dal “club dell’omotossicologia”, che hanno sollevato non poche perplessità fra gli omeopati italiani, ancora frastornati da un recente parere negativo del Consiglio Superiore di Sanità che dimostra, al pari dell’AIOT, di avere le idee poco chiare sulla questione. Stupisce non poco questo voler mostrare l’omotossicologia come il frutto di un processo evolutivo che si lascerebbe dietro un’omeopatia limitata e scarsamente efficace, come se si stesse parlando del lato positivo di una medaglia dalle due facce; una esternazione, quella della massima associazione omotossicologica italiana, profondamente sbagliata nei tempi e nei modi. Omeopati e omotossicologi, così come anche agopuntori e fitoterapeuti, fanno tutti parte della medicina moderna.
L’omeopatia in particolar modoha, al pari dell’omotossicologia, integrato i percorsi di validazione suggeriti dalle EBM nonché i percorsi diagnostici in uso alla moderna medicina accademica; le finalità sono analoghe ma ruoli e percorsi sono peculiari e caratterizzano ogni singola disciplina. Anche se qualche percorso può rivelare qualche origine comune, neanche nel corso dei peggiori attacchi cui è stata sottoposta l’omeopatia gli omeopati hanno inteso offendere esponenti di altre discipline mediche arrogandosi il diritto di presunta superiorità. La stessa medicina antroposofica, ad esempio, che utilizza molti rimedi prodotti con la metodologia omeopatica, non si è mai proclamata una variante antica o moderna dell’omeopatia cercando, com’è giusto, strade più percorribili per valorizzare il proprio corpus metodologico. E non suona come una eresia affermare che l’antroposofia, al pari dell’omotossicologia, sia caratterizzata da un proprio corpus metodologico che la rende diversa dall’omeopatia. Non migliore o peggiore, semplicemente diversa. Riferendosi alle Medicine complementari, occorre ribadire con forza che ciascuna di esse (e non certo la sola omotossicologia) viene offerta al paziente come una ulteriore opportunità terapeutica, a complemento della moderna medicina accademica, della quale ciascuna disciplina utilizza pienamente i percorsi diagnostici.
La scelta dello strumento terapeutico (farmaco convenzionale, omeopatico, omotossicologico, fitoterapico o antroposofico che sia) deve essere operata dal medico competente secondo scienza e coscienza, in totale assenza di alcun pregiudizio o preconcetto. E’ per questi motivi che le associazioni omeopatiche riunite nel CNO giudicano estremamente inopportune le affermazioni dell’AIOT, le quali non aiutano a promuovere la scelta consapevole del cittadino utente dell’uno o dell’altro sistema terapeutico ma, al contrario, alimentano quella confusione tra pazienti e Istituzioni che sarebbe bene evitare nell’interesse di tutti. L’attuale momento storico vissuto da tutte le discipline complementari, oltretutto, richiede la massima coesione e uno sforzo collettivo. In tale contesto l’omeopatia e i medici che la praticano si associano comuni e compatti contro le parole dell’AIOT e, conseguentemente, contro chiunque voglia operare per decretarne il presunto superamento, dimostrando in talmodo una limitata sensibilità nonche’ una scarsa appropriatezza scientifica e culturale.
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