Ogm: la patata Fortuna all’esame dell’Unione europea

È all’esame dell’Unione Europea la richiesta di coltivazione e la commercializzazione di una patata geneticamente modificata destinata all’alimentazione umana. La richiesta è stata presentata dalla multinazionale tedesca della chimica Basf. Brevettato con il nome Fortuna, il tubero è ‘geneticamente protetto’ dalla peronospora, la malattia che fa marcire i tuberi che colpisce ed è responsabile ogni anno della riduzione di un quinto della produzione mondiale.

Se la richiesta di commercializzazione verrà accolta, la Fortuna sarà la prima patata geneticamente modificata destinata alla tavola e potrebbe essere commercializzata a partire dal 2014.

La stessa azienda che ha presentato la richiesta è già in possesso di una licenza di commercializzazione per un’altra patata geneticamente modificata, Amflora utilizzata a scopo industriale, per la fabbricazione della cellulosa, e non destinata all’alimentazione.
Eppure secondo quanto emerso da un’indagine Coldiretti/Swg, quasi 3 italiani su 4 non vogliono le patatine Ogm nel piatto.

Secondo l’indagine infatti il 71 per cento dei cittadini italiani che esprimono una opinione ritiene che i prodotti alimentari contenenti organismi geneticamente modificati (Ogm) siano meno salutari rispetto a quelli tradizionali.

Malgrado il rincorrersi di notizie miracolistiche sugli effetti benefici delle nuove modificazioni genetiche effettuate su animali e vegetali in laboratorio rimane elevato – sostiene la Coldiretti – il livello di scetticismo dei cittadini. La realtà, conclude la Coldiretti, è infatti che gli Ogm in commercio attualmente riguardano pochissimi prodotti (mais, soia e cotone) e sono diffusi nell’interesse di poche multinazionali senza benefici riscontrabili dai cittadini.

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