Qualche giorno fa Giù le mani dai bambini, il più rappresentativo comitato italiano per la farmacovigilanza pediatrica, ha denunciato l’arrivo in Italia di un nuovo psicofarmaco per bambini: “la Guanfalcina, un vecchio anti-ipertensivo che ora si vuole riciclare per la disattenzione dei bambini, una specie di molecola apolide, un brevetto da tempo in cerca di una malattia a cui essere associato”.
Il caso è stato oggetto di un’interrogazione urgente al Ministro della Salute da parte dell’ON. Binetti. Nel Question Time alla Camera Ferruccio Fazio ha risposto confermando l’esistenza presso lo “Stella Maris” di Pisa di una sperimentazione in corso su bambini, con somministrazione di una molecola psicoattiva per migliorarne le capacità di attenzione.
Paola Binetti ha così commentato la risposta del ministro Fazio: “I fondi che il ministro ha promesso nella sua riposta per incrementare la vigilanza anti-abuso e iscrivere sul registro di controllo anche le somministrazioni di anti-depressivi ai bimbi, che vengono somministrati in misura 15 volte maggiore degli psicofarmaci per l’iperattività, sono un’ottima cosa, peccato che in questa Finanziaria non ve ne sia traccia, speriamo non sia l’ennesima azione di propaganda”.
“E per la ‘pubblicità’ fatta dalla casa farmaceutica, della quale il ministro chiede notizie – continua Binetti – vorrei segnalare che nel XXI secolo le campagne di marketing non si muovono solo sulle gambe dell’advertising diretto ai pazienti, bensì sulla base di articolate campagne di relazioni pubbliche, proprio come quella a cui stiamo assistendo: si crea artificialmente il bisogno di un farmaco mediante congressi scientifici che chiedono più diagnosi di iperattività, e articoli sui giornali firmati da specialisti che indicano la strada, poi compare la soluzione, guarda caso uno psicofarmaco. Ma la scienza – lo dico da neuropsichiatria infantile, prima che da Parlamentare – ha molto da dire prima di dover somministrare uno psicofarmaco a un bambino di 6 anni”.
Dubbi riguardo al nuovo farmaco in arrivo in Italia sono stati espressi anche da Emilia Costa, psichiatra e già prima cattedra di psichiatria alla Sapienza di Roma e primario di psicofarmacologia all’Umberto I: “si tratta di un vecchia molecola anti-ipertensiva che si sta cercando di riciclare come psicofarmaco pediatrico, cosa assai discutibile, dal momento che neppure se ne conoscono i meccanismi d’azione sul cervello dei bimbi”.
“La nostra denuncia – ha affermato Luca Poma, giornalista e portavoce di Giù le Mani dai Bambini – era circostanziata e corretta: c’è una strategia in corso per medicalizzare i comportamenti di sempre più ampie fasce di bambini italiani. La ‘Guanfacina di Shire’ è una molecola apolide, che non rendeva più: cosa c’è di meglio che inventare da zero una nuova applicazione terapeutica per guadagnare altri soldi a spese della salute dei più piccoli? Neanche si conoscono le modalità di azione di questo psicofarmaco e già lo si vuole autorizzare per l’uso sui nostri bambini”.
Il dossier di Giù le Mani dai Bambini è intanto arrivato nell’Aula del Parlamento Europeo e l’On. Cristiana Muscardini ha presentato un’interrogazione alla Commissione. La Parlamentare ha dichiarato: “la Guanfacina è un vecchio brevetto da tempo in cerca di una malattia a cui essere associato. In genere succede il contrario, di fronte ad una malattia si fa della ricerca per trovare antidoti e terapie. Che un’agenzia di relazioni pubbliche si presti a simili tentativi è un problema di etica professionale che non vogliamo affrontare, ma che una casa farmaceutica operi cercando ipotetici clienti per una molecola esistente e non più usata per il primitivo scopo, ci sembra un’operazione assai disinvolta, che rovescia la scala di valori alla quale ci si dovrebbe attenere quando si tratta di salute: prima i bambini e poi il business”.
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