«I segreti di chi non si ammala mai» si possono scoprire nelle isole blu oppure, senza dover viaggiare, nel proprio istinto all’autoregolazione. La ricerca di Gene Stone ha il pregio di unire lievi e affascinanti narrazioni nello stile del romanzo con la ricerca scientifica che regge l’impianto del saggio medico-scientifico. Agevolmente consultabile saltellando di storia in storia o prendendolo serissimamente come un’enciclopedia della salute, questo libro è ricco di spunti.
Da una parte viene illustrata la sperimentazione di modelli di vita divenuti esistenze lunghe e serene. Dall’altra l’occasione è utile per apprendere quel che resta da sapere sugli effetti di scelte alimentari e abitudini esistenziali. L’autore racconta storie di persone, venticinque, che a un certo punto hanno deciso di fare il proprio bene. E già, perché il segreto di non ammalarsi mai è proprio questo. Osservare se stessi in relazione con gli altri e con il cibo. Soffermarsi a capire che cosa fa bene e che cosa no. Quindi applicare la regola con disciplina. Semplice no? Così tanto che quasi nessuno lo fa. Volersi bene non costa soldi ma una gran fatica. Siamo più propensi a sognare di cambiare vita che a impegnarci a fare qualcosa di concreto. Costanza e rigore non si comprano al supermercato. Ma con un po’ di applicazione…
Non farà piacere ai pigri, ma una delle costanti dei venticinque modi per non ammalarsi mai è rappresentata dal movimento. Dobbiamo immaginarlo come un appuntamento quotidiano. Dirò di più come un innamorato di cui non possiamo fare a meno. Anche perché la questione è una di quelle che i secoli non sono riusciti a modificare smentire. Nel secondo secolo d.C. il medico greco Galeno aveva pochi strumenti per misurare lo stato di salute dei pazienti.
Non c’erano elettrocardiogrammi, racconta Stone, e stetoscopi, non si sapeva come funzionava la circolazione sanguigna e neppure che esistesse un nesso fra germi e malattie. Ma aveva tuttavia la possibilità di osservare i gladiatori con il loro fisico sempre por- tato allo stremo e ciò gli consentiva di studiare il corpo umano al lavoro. Dopo anni di studi, Galeno formulò una teoria: il corpo ha bisogno di movimento, ma non solo di quello che si fa nel normale vivere quotidiano. Scriveva Galeno: «Il criterio che distingue una attivià vigorosa è il cambiamento nella resppirazione: le attività che non la alterano non sono da considerare come esercizi fisici». Così il dottore scoprì il lavoro aerobico.
>> “I segreti di chi non si ammla mai” di Gene Sone (leggi il libro)
Fonte: Il tempo
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