La miopia è il difetto visivo più diffuso al mondo: interessa circa una persona su quattro nel mondo occidentale, con punte di incidenza superiori al 50% nel mondo orientale. In circa l’80% dei casi la miopia compare con l’età dello sviluppo, tra i 10 e i 15 anni. In seguito può evolversi in maniera differente.
Anche se non esiste una regola precisa, circa l’80% dei miopi tende a stabilizzarsi attorno ai 20 anni, ed è infatti a partire da questa età che è possibile sottoporsi agli interventi di correzione con il laser, in cui è necessario che il difetto sia ormai stabilizzato. Tuttavia esiste un 20% di casi in cui la miopia può andare incontro a variazioni e assestamenti anche in età adulta.
Malgrado la sua enorme diffusione, sono ancora molti gli interrogativi legati alle cause e all’evoluzione della miopia.
“La miopia è una realtà legata a fattori ereditari che possono sommarsi a una serie di fattori legati all’ambiente. Dal momento che è presente una familiarità, è possibile che vengano selezionati nel tempo dei geni che predispongono a questo disturbo all’interno di alcune popolazioni o comunità, come accade oggi nei paesi orientali come Giappone, Cina e Corea, in cui circa una persona su due è miope. In più esistono fattori ambientali che possono favorirla”, spiega a La Stampa Matteo Piovella, Presidente della Società Oftalmologica Italiana (SOI).
Sembrano esserci, tuttavia, alcune abitudini che possono favorire la comparsa della miopia.
“Nell’ultimo decennio – continua Piovella – si è molto studiato l’effetto dell’accomodazione, cioè della messa a fuoco da vicino, che richiede uno sforzo importante da parte dell’occhio. Se l’atto di mettere a fuoco da vicino viene protratto nel tempo o portato a condizioni esasperate può essere una concausa scatenante la miopia. Penso ad esempio all’utilizzo smodato di smartphone e tablet, che hanno schermi ad altissima risoluzione che tendono a ‘invitare’ l’utente ad avvicinare molto la testa allo schermo. Più la testa si avvicina allo schermo e più aumenta lo sforzo di messa a fuoco, che può favorire nel tempo la comparsa o l’aggravarsi della miopia”.
“Negli anni ’50 e ’60 si insegnava ai bambini a non inclinare troppo la testa durante la lettura e a non guardare la tv troppo da vicino per non compromettere la vista. Oggi – spiega Piovella – si dovrebbe insegnare loro, così come anche agli adulti, a non avvicinare troppo gli occhi agli schermi elettronici. Ad esempio guardare lo schermo di uno smartphone o di un tablet dalla distanza di 20 cm comporta uno sforzo triplicato rispetto che al guardarlo da una distanza di 50 cm. Inoltre si dovrebbe insegnare ai bambini a evitare di trascorrere troppe ore davanti a computer o videogame e cercare di farli giocare più spesso all’aria aperta”.
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