Circa un milione e mezzo di bambini sono esposti a sostanze potenzialmente tossiche, come emerge dagli ultimi dati americani del 2017 e come sottolinea Nicola Pirozzi, direttore del dipartimento di emergenza, anestesia e rianimazione, dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma all’agenzia Dire a margine del corso di aggiornamento ‘Tossicologia in Pediatria’.
L’incidenza di sostanze tossiche in pediatria “si stima tra il 50 e il 55% rispetto al totale, e ha una sua specificità in ambito pediatrico perché nella maggior parte dei casi è accidentale o domestica”, aggiunge Marco Marano, responsabile del centro antiveleni del dipartimento di emergenza del Bambino Gesù di Roma.
Le cause di intossicazione tra i più piccoli sono diverse: secondo la casistica soltanto il 30% delle situazioni sono dovute ai farmaci. Seguono poi caustici, cosmetici, prodotti come i detersivi, le sostanze d’abuso e le piante che possono essere velenose. In particolare nei giardini serve attenzione all’oleadro.
“Fino a tre anni – specifica Pirozzi – lo sviluppo del bambino prevede che conosca il mondo portando tutto alla bocca e da qui nascono diversi rischi di inalazione di corpi estranei, detersivi e anche foglie pericolose”.
I momenti più a rischio sembrano essere “quelli in cui il livello di attenzione si abbassa, la prima mattina, il ritorno dal lavoro o le fasce del weekend, in cui ci si dedica alla gestione della casa o al riposo. Parallelamente aumenta la possibile esposizione a sostanze tossiche”, ha spiegato Pirozzi.
La grande criticità, spiega il presidente dell’Ordine dei Medici di Roma Antonio Magi, è che “i bambini fanno cose che non ci si aspetta e poi non hanno la capacità di comunicare il sintomo. Prendono alimenti o ingeriscono sostanze che possono nuocere pensando che sia un gioco”. D’altra parte “i genitori vanno subito in ansia e non sanno come agire. Per questo diffondere la cultura della prevenzione tra i cittadini e fare formazione ai medici è fondamentale”.
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