Il menu vegetariano diventa obbligatorio nelle scuole francesi

Partirà il primo novembre la sperimentazione di 2 anni voluta dal Parlamento francese – contro il parere del Governo – per rendere obbligatoria la proposta di un menù vegetariano accanto a quello tradizionale una volta alla settimana.

Con l’emendamento votato un anno fa, i gestori delle mense che già propongono più di un menù a bambini e adolescenti delle scuole, dovranno proporre anche una scelta settimanale vegetariana prestando particolare attenzione alla presenza di proteine. La legge non precisa i cibi che possono essere presenti nel menù ed impone l’obbligo del pasto vegetariano in alternativa a quello tradizionale solo in quelle mense in cui già si offre più di una scelta. Al momento per i centri più piccoli e gli istituti con meno allievi, questa resterà quindi un’opzione facoltativa.

In questi giorni, le associazioni di genitori, quelle dei vegetariani di Francia (AVF), insieme a Greenpeace, stanno moltiplicando le iniziative per ricordare che la novità sui tavoli delle mense di bambini e adolescenti francesi si avvicina.

Secondo i sondaggi 6 francesi su 10 sono favorevoli alla novità. I sindaci si adeguano e ad esempio il municipio di Lille proporrà quattro pasti vegetariani ogni settimana agli alunni della scuola elementare. C’è però ancora qualche sindaco che “pensa ancora che la legge non sia obbligatoria perché è un esperimento”, avverte Laure Ducos, attivista per l’agricoltura e il cibo a Greenpeace.

Per l’associazione ambientalista si tratta di un primo passo verso un’alimentazione migliore per la nostra salute e per il pianeta. Nel rapporto “Meno è meglio” diffuso qualche tempo fa Greenpeace spiega infatti che se vogliamo evitare gli impatti più devastanti dei cambiamenti climatici dobbiamo dimezzare produzione e consumo globale di carne e prodotti lattiero caseari entro il 2050.

“Tre animali su quattro allevati in Europa sono tenuti in un ristretto numero di grandi allevamenti intensivi, mentre i piccoli produttori hanno ridotto il loro bestiame del 50 per cento – spiega Greenpeace – Se non affrontiamo rapidamente la questione, il contributo dell’agricoltura alle emissioni di gas serra nel 2050 potrebbe arrivare al 52 per cento delle emissioni totali”.

Come spiega l’associazione il 70 per cento di questo contributo è previsto proprio dai settori della produzione di carne e prodotti lattiero-caseari. In Europa gli allevamenti contribuiscono già alle emissioni di gas serra per il 12-17 per cento. Inoltre gli allevamenti contribuiscono all’inquinamento dell’acqua, in particolare con azoto e fosforo, e dell’aria, soprattutto con emissioni di ammoniaca e polveri sottili (PM2.5).

Non meno gravi sono gli impatti sanitari: per l’OMS (Organizzazione mondiale della sanità), l’EFSA (Agenzia europea per la sicurezza alimentare) e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) la resistenza agli antibiotici è “una delle maggiori minacce alla salute umana”. Un rapporto congiunto EFSA/ECDC conferma la presenza negli animali allevati di batteri che hanno sviluppato resistenza ad antibiotici di importanza cruciale. E l’Italia è seconda solo alla Spagna in Unione europea per uso di antibiotici negli allevamenti.

“La necessità di ridurre domanda e offerta di prodotti di origine animale è ormai il pensiero dominante nella comunità scientifica. Solo una significativa riduzione del consumo di carne e latticini ci garantirà un sistema agroalimentare adatto per il futuro, a beneficio degli esseri umani e del Pianeta”, affermava il professor Pete Smith, Università di Aberdeen, che ha preso parte ai lavori dell’IPCC (Panel intergovernativo sui cambiamenti climatici).

E quali misure sono state prese nel nostro Paese in questa direzione? In Italia un gruppo di esperti, facendo riferimento alla letteratura internazionale, ha recentemente redatto un documento scientifico in cui sono contenute le raccomandazioni per la somministrazione ai bambini di diete vegetali e integrali a scuola e in ospedale. Il documento si rivolge ai Genitori, per una maggiore attenzione alle scelte alimentari della famiglia, ai Professionisti della salute, affinché indirizzino tali scelte secondo i più corretti criteri scientifici, e ai Responsabili dei Servizi affinché propongano diete vegetali con alimenti biologici e integrali.

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