La procura di Firenze ha chiuso le indagini preliminari a carico del gruppo farmaceutico Menarini, accusato di avere truffato il sistema sanitario nazionale provocando, a partire dal 1984, un danno di circa 850 milioni di euro. La conferma viene dall’avvocato Alessandro Traversi, uno dei legali del gruppo farmaceutico fiorentino. L’ipotesi della Procura è che la Menarini abbia determinato un aumento del prezzo dei farmaci ottenendo così “ingiusto profitto”.
La procura fiorentina ha notificato l’avviso di chiusura indagini a 15 indagati, fra i quali il patron della Menarini Alberto Aleotti, i figli Lucia e Giovanni e il senatore del Pdl Cesare Cursi.
Secondo gli inquirenti – come riferisce uno dei legali dell’azienda, Alessandro Traversi – Aleotti avrebbe gonfiato il prezzo dei farmaci procurandosi un ingiusto profitto per 575 milioni di euro.
Secondo la procura, Menarini iniziò nel 1984 a fare uso di fatture false mediante società off shore per far risultare fittiziamente più alti i prezzi dei principi attivi, “con conseguente indizione in errore del sistema nazionale e conseguente illecito profitto continuato e prolungato”.
Agli indagati gli inquirenti contestano a vario titolo anche i reati di riciclaggio e corruzione, mentre “sono venute meno l’ipotesi del reato associativo e la responsabilità amministrativa degli enti, che era stata già stralciata”, ha spiegato Traversi.
Secondo l’altro difensore di Menarini, Roberto Cordeiro Guerra, la chiusura delle indagini “segna l’abbandono di accuse, come l’illecita importazione di prodotti dalla Cina, rispetto alle quali è emersa l’assoluta correttezza di Menarini”, si legge in una nota, “…l’accusa di una truffa durata vent’anni e protrattasi fino ad oggi è, oltre che infondata, normativamente insostenibile”.
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