Da medico degli astronauti a fondatore di ISMERIAN il primo Istituto privato a livello europeo che si occupa di medicina Anti-aging e Rigenerativa. Il dott. Filippo Ongaro racconta la sua esperienza e ci spiega l’importanza della prevenzione per mantenersi giovani e in forma
Prevenire è meglio che curare.
Oggi sappiamo che la prevenzione aiuta ad evitare, o almeno a ritardare, la comparsa delle più comuni malattie cronico-degenerative. Si comincia correggendo le cattive abitudini alimentari e impostando uno stile di vita complessivamente più sano per poi utilizzare tutti gli strumenti a disposizione. E’ quello che viene fatto all’interno di ISMERIAN, dove uno staff di professionisti è al servizio del paziente per predisporre un piano personalizzato di rigenerazione e terapia che ha come obiettivo primario la prevenzione. Ne parliamo con il dott. Filippo Ongaro, direttore sanitario, nonchè fondatore dell’Istituto.
Dott. Ongaro, lei ha svolto per diversi anni la professione medica all’interno dell’Agenzia Spaziale Europea occupandosi della salute degli astronauti. Come è cominciata questa sua esperienza?
Il mio primo contatto con l’Agenzia Spaziale Europea è stato piuttosto casuale. Erano gli anni in cui frequentavo la scuola di specializzazione in medicina dello sport e poiché durante la specializzazione è possibile trascorrere dei periodi all’estero in altre università, chiesi di fare uno scambio con una Università tedesca molto prestigiosa nell’ambito della medicina sportiva, quale era quella di Colonia. L’Agenzia Spaziale Europea ha diverse sedi, la sede principale è a Parigi, quella più grande in Olanda, un’altra si trova a Frascati vicino Roma e la sede dedicata alla parte degli astronauti si trova proprio a Colonia in Germania dove, in quel periodo, stavano cercando un medico che si occupasse della preparazione fisica e nutrizionale degli astronauti. Venni invitato a fare dei colloqui e alla fine fui assunto.
E per chi volesse seguire le sue tracce, qual è l’iter formativo? Mi sembra che non esista una specializzazione in medicina spaziale…
No, infatti non esiste. Quando si viene assunti dall’Agenzia Spaziale Europea è previsto un periodo di formazione per certificarsi come medico di equipaggio.
Ultimamente si sente parlare sempre più spesso di “turismo spaziale”, ma allora possiamo andare tutti a farci un giro nello spazio o sono necessarie determinate caratteristiche fisiche per poterselo permettere? Cosa deve fare un astronauta prima di affrontare una missione spaziale, che tipo di preparazione deve seguire?
Dipende da cosa intendiamo per “andare nello spazio”. Se ci riferiamo al fatto di essere lanciati con un veicolo spaziale in orbita, girare intorno alla Terra e riatterrare, se non si hanno particolari problemi di equilibrio, stabilità e nausea, penso che la maggior parte di noi possa farlo. Se invece parliamo di quello che fanno gli astronauti e quindi girare nello spazio, fare ricerca scientifica, essere sottoposti a turni di lavoro estremamente pesanti e stare dei mesi in assenza di gravità, allora pochi sono i soggetti in grado di farlo, dopo adeguata selezione e addestramento.
Per affrontare una missione spaziale è prevista una preparazione molto intensa per gli astronauti, sia prima del volo, sia durante il volo. Durante il volo, infatti, viene svolta un’attività medico preventiva costante con controlli e monitoraggi dello stato di salute. In particolare viene tenuto sotto controllo la nutrizione e la pratica di esercizio fisico quotidiano che, nelle missioni di lunga durata, può arrivare anche alle due ore al giorno. Una volta rientrati sulla Terra inizia poi un programma di riabilitazione che è altrettanto intenso e ha una durata variabile a seconda della durata della missione stessa e che può arrivare anche a qualche mese.
Ho letto che un astronauta che sta sei mesi nello spazio invecchia come una persona che vive dieci anni sulla Terra, è vera questa affermazione? E se è vera, perché nello spazio si invecchia così rapidamente?
L’affermazione è vera anche se riguarda in particolare alcuni sistemi dell’organismo, non tutti infatti invecchiano alla stessa velocità. Quindi se prendiamo l’osso l’affermazione è vera al 100%. La perdita di tessuto osseo è pari a circa 1,5% al mese e questo fa sì che in una missione della durata di sei mesi la perdita complessiva corrisponda all’incirca a quella che si verifica in una persona sulla Terra tra i 50 e i 60 anni. Un invecchiamento pari quindi non a dieci anni qualsiasi della vita, ma ai dieci anni compresi tra i 50 e i 60 anni di età, gli anni in cui l’osso perde molto di più che negli anni precedenti. L’affermazione, inoltre, è stata confermata anche da vari studi, tra cui alcuni pubblicati da Gianni Biolo, professore di medicina interna presso l’Università di Trieste, che ha condotto studi specifici sull’invecchiamento in assenza di gravità. Per quanto riguarda il perché nello spazio si invecchia così rapidamente, possiamo dire che il nostro organismo è tarato per l’ambiente terrestre, quando lo togliamo dal suo habitat l’organismo perde i suoi punti di riferimento e si accelera il processo di invecchiamento. È la stessa cosa che può accadere, ad esempio, bloccando a letto una persona di quarant’anni. In questo modo noi inneschiamo un processo di degenerazione prima di tutto fisica ma anche psichica di grandissimo impatto. Il nostro organismo si mantiene in salute se viene lasciato nell’ambiente terrestre e può interagire correttamente con tale ambiente che rappresenta il suo habitat naturale.
I ritmi frenetici della vita moderna ci sottopongono quotidianamente ad uno stress psicofisico notevole. Quanto incide il nostro stile di vita sui processi di invecchiamento?
Ho appena pubblicato un libro, intitolato “Le 10 chiavi della salute”, che tratta proprio di queste tematiche. Lo stile di vita, infatti, incide molto sul nostro stato di salute, nonostante settori delle scienze biomediche come la medicina genetica, ad esempio, tendano a considerare la loro parte come quella preponderante. Ci sono dati anche importanti dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) che dimostrano come la percentuale decisamente più rilevante dei fattori determinanti la salute sia rappresentata proprio dagli stili di vita e dai comportamenti individuali. Lo stress è una risposta fisiologica fondamentale di adattamento che però diventa negativa se protratta nel tempo. È un campanello di allarme che però si deve spegnere. È cambiato il panorama in cui viviamo perciò siamo sempre meno esposti a grossi rischi fisici immediati, che erano i fattori che hanno fatto sì che la risposta da stress si evolvesse in un certo modo, oggi invece siamo costantemente oppressi da piccoli agenti stressanti soprattutto di tipo psicosociale. Questo fa sì che i nostri campanelli di allarme rimangano costantemente accesi, con le note conseguenze negative che derivano da uno stress prolungato.
Dopo anni di esperienza come medico presso l’Agenzia Spaziale Europea ha deciso di fondare ISMERIAN, il primo istituto privato a livello europeo di medicina Rigenerativa e Anti-aging. Di che cosa si occupa esattamente questo nuovo ramo delle scienze biomediche?
La mia esperienza professionale maturata con gli astronauti mi ha permesso di studiare i processi di invecchiamento in assenza di gravità e si è incrociata ad un movimento che sta esplodendo negli Stati Uniti che è proprio quello della medicina Anti-aging e Rigenerativa. Si tratta di una medicina per certi aspetti veramente rivoluzionaria perché dove la geriatria si illude che esista un invecchiamento fisiologico, senza degenerazione, tutti gli studi più recenti in ambito molecolare, biochimico e anche clinico, mostrano che ciò non è vero, e cioè che non esiste un invecchiamento fisiologico ma che l’invecchiamento prevede per forza un certo grado di degenerazione, che può essere più o meno presente in soggetti diversi. La medicina Anti-aging non aspetta ma interviene in via preventiva prima che la persona sviluppi Alzheimer, aterosclerosi, infarto, diabete, ecc. E’ una medicina preventiva e meno sintomatologica e quindi non è alla ricerca di una soluzione farmacologica per ogni sintomo, ma cerca piuttosto di andare alla radice e di individuare le cause dei problemi.
Se la medicina Anti-aging previene l’insorgere delle più comuni malattie che colpiscono la società civilizzata, allora rappresenta anche uno strumento importante per contenere la spesa pubblica legata alla sanità…
Certamente. Nei paesi sviluppati la fascia della popolazione a crescita più consistente è quella degli anziani e ultra-anziani (70-100 anni). Senza un approccio sanitario che non punti solo al prolungamento della vita ma soprattutto ad un mantenimento della sua qualità, i sistemi sanitari faranno molta fatica a gestire i costi legati ad invalidità e terapie croniche. Se prendiamo come esempio gli Stati Uniti, il valore economico per l’eliminazione delle morti causata dalle malattie più comuni della vecchiaia è stato calcolato in: $46.5 trilioni per il cancro, $48.5 trilioni per infarti, $7.7 trilioni per le malattie cerebrovascolari e $5.8 trilioni per le malattie circolatorie. La medicina Antiaging può rappresentare un modo realistico e concreto per ridurre l’incidenza di tali malattie, migliorare la qualità della vita e quindi i costi di gestione delle malattie cronico-degenerative.
Chi è il paziente-tipo che si rivolge ad ISMERIAN? Che tipo di terapie proponete?
La tipologia di pazienti è molto varia, ma possiamo con una certa approssimazione racchiuderla in due grandi categorie. La prima è rappresentata da persone che hanno un’età compresa tra i 40 e i 55 anni, molto attente a tutta l’informazione che riguarda la salute, che non presentano ancora grandi problemi, ma che sono alla ricerca di prevenzione. La seconda categoria è quella di persone che si rivolgono all’Istituto già con problemi cronici in corso e che, pur avendo girato svariati specialisti, non hanno trovato la soluzione e sono alla ricerca di un approccio più integrato. Per quanto riguarda l’approccio, noi abbiamo individuato tre aree: 1) area medica 2) area motoria 3) area psicofisiologica. Nel momento di entrata del paziente nel nostro Istituto viene fatto un check-up specifico per ogni area in modo da fotografare le condizioni del soggetto dal punto di vista medico, motorio e muscolo-scheletrico e psicologico-emotivo. Fatto il check-up, il paziente riceve una refertazione dettagliata ed un programma personalizzato di terapia. Le metodiche utilizzate sono tantissime e vanno dal cambiamento dello stile di vita all’esercizio fisico, dalla cura dell’alimentazione alla fitoterapia e al supporto psicologico e, se necessario, subentra anche la farmacologia in particolare con terapie ormonali correttive, svolte tuttavia solo con ormoni bioidentici. Possiamo dire che le varie metodiche vengono utilizzate “a strati” a seconda delle esigenze del paziente.
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