Un milione di mamme italiane negli ultimi 14 anni ha vissuto un’esperienza di violenza ostetrica durante il travaglio o il parto. È quanto rivela la prima ricerca nazionale realizzata dalla Doxa per conto dell’Osservatorio sulla Violenza Ostetrica in Italia, in collaborazione con le associazioni La Goccia Magica e CiaoLapo Onlus. Presentata ieri a Roma, la ricerca “Le donne e il parto” è stata realizzata per indagare il fenomeno sommerso e poco conosciuto della cosiddetta ‘violenza ostetrica’, cioè l’appropriazione dei processi riproduttivi della donna da parte del personale medico.
“È un fenomeno che esiste in tutto il mondo, ci sono pratiche diventate di routine di cui neppure gli stessi operatori si rendono conto che sono una violazione, e che danneggiano la persona”, spiega Elena Skoko, fondatrice dell’Osservatorio Violenza Ostetrica.
“Le cose sono sempre andate così – continua Elena Skoko – Adesso però vengono denunciate, perché le dinamiche sono cambiate. Si è tutto aggravato dagli anni ’80 in poi. C’è una specie di mancato rispetto che sfocia in una vera e proprio lesione e della integrità psicofisica, che provoca dei danni e che mette in pericolo la salute del neonato.”
Il 21% delle madri, con figli di età da zero a 14 anni, dichiara di aver subito un maltrattamento fisico o verbale durante il primo parto e quattro su dieci raccontano di aver subito azioni lesive della dignità personale.
Secondo le testimonianze raccolta, tali esperienze così traumatiche avrebbero spinto il 6% delle donne negli ultimi 14 anni a scegliere di non affrontare una seconda gravidanza, provocando di fatto la mancata nascita di circa 20.000 bambini ogni anno.
In particolare, la principale esperienza negativa durante la fase del parto è la pratica dell’episiotomia, subita da oltre la metà (54%) delle donne intervistate. Un tempo ritenuta un aiuto alla donna per agevolare l’espulsione del bambino, oggi, l’Oms la definisce una pratica ‘dannosa, tranne in rari casi’ poichè si tratta a tutti gli effetti di un intervento chirurgico.
Tre partorienti su 10 negli ultimi 14 anni, ovvero 1,6 milioni di donne (il 61% di quelle che hanno subito un’episiotomia) dichiarano di non aver dato il consenso informato per autorizzare l’intervento. Tuttavia la pratica dell’episiotomia non sembra essere sparita dalle realtà ospedaliere italiane: 1 donna su 2 l’ha subita, per il 15% delle donne che hanno vissuto questa pratica, pari a circa 400.000 madri, si è trattato di una menomazione degli organi genitali, mentre il 13% delle mamme, pari a circa 350.000, con l’episiotomia ha visto tradita la fiducia nel personale ospedaliero.
Il numero più alto di episiotomie viene registrato nelle regioni del Sud e nelle isole, con il 58%, seguite dal centro e Nord-Est con il 55% pari merito, ultimo il Nord Ovest con 49%.
Inoltre, a fronte di un 67% del campione che dichiara di aver ricevuto un’assistenza adeguata da parte di medici e operatori sanitari, 1.350.000 donne (il 27% delle intervistate) affermano di essersi sentite seguite solo in parte dall’equipe medica. Il 6% di neomamme dichiara di aver vissuto l’intero parto in solitudine e senza la dovuta assistenza.
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