Aumenta il numero di giovani con danni al fegato, a partire dal cosiddetto ‘fegato grasso’ (steatosi epatica) che predispone all’insorgenza di patologie gravi come la cirrosi e anche il cancro. L’allarme è stato lanciato dal 63/mo Congresso mondiale dell’Associazione americana per lo studio delle malattie del fegato, in corso a Boston con 8.500 esperti da vari Paesi.
Sotto accusa vi sono gli stili di vita: cattiva alimentazione, scarso movimento e oprattutto l’abuso di alcol. Particolarmente pericoloso è considerato il cosiddetto binge-drinking, ovvero la pratica di consumare diverse bevande alcoliche in quantità in un breve arco di tempo. Il fenomeno del Binge-Drinking in Italia riguarda almeno 4 milioni di giovani, secondo una ricerca dell’Istituto Superiore di Sanità, e in particolare sono 1,3 milioni i ragazzi tra gli 11 e i 25 anni che bevono in modo occasionale, ma a rischio per la salute. L’alcol è infatti una sostanza fortemente tossica per il fegato.
Come spiega Antonio Gasbarrini, gastroenterologo del Policlinico Gemelli di Roma e presidente della Fondazione italiana ricerca in epatologia (Fire), non dovrebbero mai essere superati i limiti consigliati: 20 grammi giornalieri nell’uomo, pari ad un bicchiere e mezzo di vino, e 15 grammi, cioè un solo bicchiere, nella donna. Gli epatologi sottolineano però che tali limiti sono validi eclusivamente per i soggetti sani e solo se l’alcol viene consumato durante i pasti.
“Oggi si registra tra i giovani un uso spropositato di alcol lontano dai pasti – spiega l’esperto – e il più delle volte concentrato durante i week-end nelle cosiddette ‘abbuffate alcoliche’, più noto tra i giovani come ‘binge-drinking’. Ma in questo modo il fegato è sottoposto a un danneggiamento costante e prolungato”.
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