In quasi due anni e mezzo (da aprile 2009 a settembre 2011) sono stati 470 i presunti casi di malasanità giunti all’esame della Commissione d’inchiesta sugli Errori sanitari. Si tratta di casi denunciati alla Commissione tramite esposto o arrivati alla pubblica attenzione tramite articoli di stampa.
Il record spetta a Calabria, Sicilia e Lazio, le regioni in cui si segnalano oltre la metà dei casi, ovvero 239: 97 in Calabria, tra presunti errori e altre criticità, 91 in Sicilia e 51 nel Lazio. Anche sul fronte dei decessi la maglia nera spetta alla Calabria con 78 morti, seguita dalla Sicilia con 66 decessi e il Lazio con 35. La maggior parte dei casi sospetti è imputabile al medico o alla struttura ospedaliera.
“Spesso i casi di malpractice potevano e potrebbero essere evitati, qualora gli operatori provvedessero o avessero provveduto a denunciare spontaneamente anomalie e disfunzioni”, ha spiegato Leoluca Orlando, presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori in campo sanitario, che traccia un bilancio positivo sui lavori del gruppo da lui guidato: “A due anni dall’effettivo inizio della sua attività di inchiesta, possiamo tracciare un bilancio molto positivo degli effetti prodotti dalla Commissione.
In primo luogo la nascita e la crescita della consapevolezza che la tutela della salute, prevista dall’articolo 32 della Costituzione, sia un diritto per i cittadini ma anche un dovere per gli operatori sanitari, da noi continuamente invitati a rivendicare l’esigenza di essere posti nelle migliori condizioni di operare”.
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