Liste d’attesa off limits, errori terapeutici e diagnostici (in crescita soprattutto per i malati di tumore), infezioni ospedaliere e mancanza di informazioni sulle prestazioni assistenziali. A fotografare i servizi sanitari nel nostro Paese è il Rapporto Pit Salute 2010, ‘Diritti: non solo sulla carta’, presentato ieri al Senato da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato.
Fino a 340 giorni per un’ecografia all’addome, circa 220 per una tac, un anno per un intervento di chirurgia generale e 18 mesi per uno di ortopedia. La violazione del diritto al tempo rappresenta in media il 10% delle segnalazioni ricevute dal Tribunale per i diritti del malato dal 1996 al 2009, con un incremento notevole negli ultimi anni: nel 2009 si attesta al 15%.
Nell’ambito delle visite specialistiche con i ritardi più rilevanti, al primo posto si trovano l’oncologia e l’odontoiatria. “Ci allarma avere la sensazione che il tumore possa attendere”, si legge nel Rapporto. Tra gli altri ambiti di specializzazione compaiono la ginecologia e l’ostetricia, dove le segnalazioni sui ritardi sono più che triplicate in un anno, “segno che le future mamme sono impossibilitate ad accedere in tempi utili a visite di controllo presso il Servizio pubblico e sono costrette a rivolgersi, come ormai risaputo, a professionisti privati”. Infine, per ottenere il riconoscimento di un’invalidità civile e di un handicap, gli italiani devono aspettare oltre un anno, a fronte dei 9 mesi previsti dalla normativa.
Nel rapporto di Cittadinanzattiva emerge inoltre che 74 segnalazioni su 100 riguardano errori, suddivisi in terapeutici (49,5%) e diagnostici (24,5%). Tra i presunti errori terapeutici, al primo posto ci sono quelli dell’area ortopedica, seguiti dall’oncologia e dall’odontoiatria. Le sospette errate diagnosi, invece, si concentrano nell’oncologia, con il 38,6% delle segnalazioni.
“Nonostante leggi, linee guida, raccomandazioni e tanti altri strumenti per migliorare la nostra sanità, ci spiace constatare che spesso la gran parte di essi resta sulla carta”, afferma Francesca Moccia, coordinatrice nazionale del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva. “Succede per gli errori medici, le infezioni ospedaliere, le liste di attesa, ma anche per diritti basilari come quello di avere accesso alla propria documentazione clinica o di essere rispettati nella propria dignità”.
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