L’attività fisica allunga la vita dei pazienti con linfoma. A dimostrare questa associazione è per la prima volta uno studio condotto dall’ematologa Priyanka Pophali e dai suoi colleghi della Mayo Clinic di Rochester in Minnesota.
La ricerca ha riguardato 4.087 pazienti affetti da linfoma entro nove mesi dalla diagnosi. I ricercatori hanno raccolto informazioni sull’attività fisica abituale dei pazienti prima della diagnosi di linfoma e li hanno seguiti tre anni dopo per calcolare l’indice Godin Leisure Score (LSI), un punteggio validato per misurare l’attività fisica in pazienti oncologici.
Dei 4.087 pazienti con linfoma, 3.129 avevano dati di attività fisica al basale (3.060 valutabili per LSI) e 1.845 (1.395 valutabili per LSI) avevano dati di attività fisica a tre anni. Con un follow-up mediano di 84 mesi dalla diagnosi, 806 pazienti erano morti.
I pazienti con un livello più alto di normale attività fisica adulta prima di una diagnosi di linfoma avevano una sopravvivenza globale e linfoma-specifica significativamente migliore rispetto a quelli che erano meno attivi fisicamente (hazard ratio, 0,95, per entrambi i tassi di sopravvivenza).
Gli studiosi hanno poi riscontrato che i pazienti che hanno aumentato il loro livello di attività fisica dopo la diagnosi di linfoma (al follow-up a tre anni) hanno avuto una sopravvivenza globale significativamente migliore (HR, 0,84) e linfoma-specifica (HR, 0,74) rispetto ai coetanei meno attivi fisicamente.
I pazienti che hanno diminuito il livello di attività tre anni dopo la diagnosi hanno avuto una sopravvivenza generale peggiore e una sopravvivenza specifica per linfoma rispetto a coloro che non hanno segnalato un cambiamento.
“È importante incoraggiare l’attività fisica nei pazienti con linfoma, anche quelli che hanno terminato il loro trattamento e sono ancora monitorati periodicamente – ha spiegato Pophali – Motivarli a rimanere fisicamente attivi è il messaggio che vogliamo dare”.
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