Lezione Magistrale del prof. Namkhai Norbu a Bologna

Il prof. Namkhai Norbu ha tenuto una Lezione Magistrale sabato 11 settembre all’Aula Magna dell’Istituto di Anatomia Umana Normale della Facoltà di Medicina dell’Università di Bologna. All’evento, promosso e organizzato dall’Associazione per la Medicina Centrata sulla Persona Onlus, hanno partecipato circa 400 persone, il che ha reso necessario allestire un’altra aula con trasmissione video. S.S. il XIV Dalai Lama, la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero degli Affari Esteri, la Facoltà di Medicina dell’Università di Firenze, Regione Emilia-Romagna, Provincia e Comune di Bologna, AUSL di Bologna, Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente, la European Medical Association, la European Association for Predictive, Preventive and Personalised Medicine, l’Osservatorio e Metodi per la Salute dell’Università di Milano-Bicocca, la Fondazione di Noopolis hanno co-patrocinato l’evento assieme all’Ordine Provinciale dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Bologna.

Chögyal Namkhai Norbu Rinpoche
Chögyal Namkhai Norbu Rinpoche nasce a Derge, nel Tibet orientale, nel 1938. Da bambino viene riconosciuto come reincarnazione (tulku) del grande Maestro di Dzogchen Adzom Drugpa (1842-1924) e successivamente S.S. il XVI Karmapa, lo riconosce come la reincarnazione (tulku) di Shabdrung Ngawang Namgyal (1594-1651), primo Dharmaraja del Bhutan. Ancora adolescente completa il rigoroso percorso di studi tradizionale, ricevendo insegnamenti da alcuni dei più grandi maestri dell’epoca.

Nel 1955 incontra Changchub Dorje (1826-1961), il suo Principale Maestro (Maestro Radice) di Dzogchen, il cui stile di vita e modo di insegnare lo ispireranno profondamente.

Nel 1960, in seguito alla drammatica situazione sociale e politica in Tibet, riesce a trasferirsi in Italia accettando l’invito del prof.Giuseppe Tucci, fondatore dell’Orientalistica in Italia, fondatore dell’Istituto Italiano per il Medio ed Estremo Oriente (IsMEO), ora Università di Napoli L’Orientale (IsIAO), contribuendo così a dare un impulso concreto alla diffusione della cultura tibetana in Occidente.

Nei primi anni sessanta lavora a Roma all’IsMEO, e, in seguito, fino al 1992, insegna Lingua e Letteratura Tibetana e Mongola, succedendo a Giuseppe Tucci nella cattedra, all’Istituto Universitario Orientale di Napoli (ora Università di Napoli L’Orientale).

I suoi lavori accademici denotano una profonda conoscenza della civiltà tibetana, e una tenace volontà di mantenere vivo e facilmente accessibile lo straordinario patrimonio culturale del Tibet.

Alla metà degli anni Settanta, dopo avere insegnato per alcuni anni Yantra Yoga a Napoli, Chögyal Namkhai Norbu Rinpoche incomincia a dare insegnamenti Dzogchen, incontrando un crescente interesse dapprima in Italia e poi in tutto l’Occidente.

Nel 1981 fonda la prima sede della Comunità Dzogchen di Merigar ad Arcidosso, in Toscana. Nel corso degli anni migliaia di persone diventano membri della Comunità Dzogchen in tutto il mondo. Sorgono centri negli Stati Uniti, in varie parti d’Europa, in America Latina, in Russia e in Australia. Nel 1988 Chögyal Namkhai Norbu Rinpoche fonda ASIA ONLUS (Associazione per la Solidarietà Internazionale in Asia ONLUS), un’Organizzazione Non Governativa (ONG) accreditata dal Ministero degli Affari Esteri, impegnata soprattutto in progetti educativi e medicosanitari rivolti alla popolazione tibetana.

Nel 1989 Chögyal Namkhai Norbu fonda l’Istituto Internazionale Shang-Shung per gli Studi Tibetani con il compito di salvaguarda­re la cultura tibetana promuovendone la co­noscenza e la diffusione e ASIA Onlus.

I suoi lavori denotano una profonda cono­scenza della civiltà tibetana e sono rivolti principalmente ai giovani del Tibet perché non muoia in essi la coscienza dell’antico pa­trimonio culturale del loro paese. Per questi giovani, sia quelli che vivono nella cosiddetta Regione Autonoma Tibetana della Repubbli­ca Popolare Cinese, sia quelli costretti alla diaspora, le pubblicazioni di Chögyal Namkhai Norbu Rinpoche rappresentano un importante punto di riferimento per la conti­nuazione dell’eredità culturale del Tibet e la sua identità nazionale. I suoi studi, poi, han­no avuto un risalto internazionale che lo han­no portato a svolgere un’intensa attività di divulgazione, attraverso conferenze e semi­nari, tenuti nei maggiori centri di ricerca orientalistica e università del mondo.

Ancora oggi Chögyal Namkhai Norbu viaggia costantemente in tutto il mondo tenendo conferenze e ritiri cui partecipano migliaia di persone.

Glottologo, ricercatore di fama mondiale della Civiltà dello Shang Shung e della Tradi­zione Tibetana, profondo conoscitore della Medicina Tibetana, il prof. Namkhai Norbu ha scritto centinaia di testi.

Dzogchen, la Grande Perfezione
L’insegnamento Dzogchen, la Grande Perfe­zione, viene considerato il culmine di tutte le scuole tibetane, la via più alta e immediata per il progresso spirituale.

Più che una dottrina religiosa può essere de­finito come una sistema di conoscenza inte­riore, per la grande importanza che assume in esso lo sviluppo della consapevolezza dell’individuo. In questa via spirituale si per­corre un cammino di autocoscienza, aperto a tutti, in cui è essenziale la libertà personale e non vi è l’obbligo di seguire regole e voti mo­nastici. La pratica fondamentale consiste nell’arrivare alla conoscenza profonda di sé stessi e della propria realtà essenziale, attra­verso le diverse esperienze della vita quoti­diana. Per questo motivo lo Dzogchen è par­ticolarmente adatto alle esigenze della nostra società contemporanea.

Tramandato in Tibet nel corso dei secoli, questo insegnamento ha sviluppato una let­teratura di inestimabile valore. Molti maestri di Dzogchen si sono distinti per il loro genio e la loro grandezza spirituale, lasciandoci un notevole patrimonio di saggezza, trasmesso in linea ininterrotta da maestro a discepolo fino ai nostri giorni. Tra gli esponenti con­temporanei di questa antica tradizione, Chögyal Namkhai Norbu Rinpoche è una delle massima autorità spirituali tibetane viventi.


Medicina Tibetana

La medicina Tibetana nasce come scienza au­tonoma nell’VIII secolo, integrando e armo­nizzando in una sintesi originale e organica le conoscenze delle altre medicine asiatiche e mediorientali, sulla base di un sistema medi­co autoctono le cui origini risalgono a circa duemila anni a.C.

La medicina Tibetana si basa su una dottrina cosmologica che vede l’intero universo come aggregazione di particelle infinitesimali, ognuna delle quali contiene la natura e le po­tenzialità dei quattro elementi: aria, acqua, fuoco e terra. Queste, interagendo nella di­mensione dello spazio, considerato come un quinto elemento, generano i tre umori: Ven­to, Bile e Flemma, che possiamo considerare come i regolatori delle funzioni fisiologiche dell’uomo e degli altri esseri viventi.

La condizione di salute e malattia, sia fisica che psichica, dipende dall’equilibrio e dalla reciproca interazione di tali umori, che non sono da considerare come “semplici”, ma piuttosto come funzioni complesse. La dia­gnosi si avvale di sistemi d’indagine origina­li, finalizzati a identificare la natura e la sede degli squilibri. La terapia si basa su diverse tecniche riunibili in cinque categorie: dieta, comportamento, farmaci, terapie esterne e chirurgia. In particolare la ricca farmacopea è composta da prodotti complessi, ottenuti da fonti vegetali, minerali e animali, preparati con tecniche specifiche. La medicina Tibeta­na è scienza scritta e largamente documenta­ta, anche in molti testi e studi occidentali; è diffusa e praticata in Tibet, Cina, India, Mon­golia e Russia.

Massaggio Kunye
Il Kunye è di origini autoctone e antichissi­me: se ne trova menzione nel BumShi, il pri­mo testo scritto di medicina tibetana risalen­te a circa 4.000 anni fa, anche se la sua origine sembra addirittura riconducibile all’età della pietra, quando gli uomini cominciarono a sperimentare i possibili rimedi per curare varie malattie e forme di malessere: massaggio, pressione e percussione con le mani, applica­zioni di compresse calde o fredde, uso di cibi e bevande che sembravano avere virtù curati­ve, eccetera. Quando cioè ancora non esiste­vano laboratori per produrre farmaci, gli uo­mini acquisirono, attraverso l’esperienza derivata dalla attenta osservazione della na­tura, la conoscenza dei poteri di guarigione insiti nelle piante, nelle cortecce, nei minera­li, ecc. Impararono a guarire usando le mani o sostanze molto semplici come burro, oli, erbe medicinali e pietre. Un’altra importan­tissima origine del Kunye, così come di tutta la materia medica tibetana, consiste nella co­noscenza della circolazione delle energie presenti nel corpo umano e nel mondo ester­no che molti yogi, veggenti, esseri illuminati acquisirono tramite visioni e percezioni di­rette. Il Kunye è parte integrante del corpus della medicina tibetana che prevede quattro tipi di approccio terapeutico: il comporta­mento, la dieta, le medicine e terapie esterne, quali appunto il massaggio, la moxa, eccete­ra, ma può anche essere praticato da coloro che non sono medici, purché comprendano alcuni dei principi fondamentali della medi­cina tibetana.

Attraverso il Kunye è possibile guarire o per­lomeno lenire un gran numero di disturbi e malattie, mentre sono pochissimi i casi in cui il Kunye è controindicato. Il Kunye consta di tre fasi: ku, nye e chi. Ku è l’applicazione di olio o burro cui vengono aggiunte sostanze medicinali che variano a seconda del tipo di paziente e di sintomatologia. Talvolta invece di olio o burro si usano decotti a base di erbe medicinali. Nye è il massaggio vero e proprio che consiste nello strofinare, impastare e picchiettare pelle, muscoli e tendini. Nel Nye rientra anche il lavoro sui punti attraverso la digitopressione che viene praticata in modo molto diverso rispetto ad altre tecniche im­piegate in altri tipi di massaggio. I punti sono di due tipi: quelli in cui c’è dolore o che evi­denziano un determinato tipo di problema e quelli che, pur non essendo necessariamente dolorosi, rivestono una funzione particolare all’interno del sistema energetico del corpo. Chi è l’applicazione finale di farina (di ceci, piselli, orzo e simili) allo scopo di rimuovere l’olio che, se viene lasciato sulla pelle troppo a lungo, può provocare degli scompensi. So­no parte del Kunye anche le tecniche sui me­ridiani. Nel massaggio tibetano esistono poi diverse metodiche per riequilibrare i chakra e il percorso dell’energia più sottile (chiamata lha in tibetano) attraverso la visualizzazione di lettere e colori. Oltre al massaggio, la me­dicina tibetana prevede l’impiego di molte­plici tecniche quali l’applicazione di fomenti, la coppettazione, l’impiego di conchiglie e pietre, la moxabustione, la tecnica dell’ago d’oro, la balneoterapia e l’uso di compresse calde o fredde a seconda dei vari disturbi. Il Kunye può anche essere usato a scopo pre­ventivo per rimanere in buona salute, mante­nersi giovani e armonizzare le funzioni dei cinque elementi che sono alla base della for­mazione del corpo fisico. Il Kunye è partico­larmente indicato dopo una sessione di Yan­tra Yoga.

Sa che
Sa che in tibetano significa analisi della terra ed è una disciplina di tradizione autoctona che risale all’epoca dell’antico Regno dello Shang Shung, culla della civiltà tibetana. A quel tempo era diffusa e praticata la tradizio­ne sciamanico-spirituale Bon-po particolar­mente sensibile allo studio e alla scoperta delle energie presenti nell’ambiente e attive all’interno del corpo umano. Tale conoscen­za si è poi integrata perfettamente nell’inse­gnamento spirituale buddhista che si diffuse in Tibet nel settecento dopo Cristo a molti se­coli di distanza, perfezionandosi e approfon­dendosi nel tempo. Il “sa che” studia le carat­teristiche delle energie presenti nel territorio (fiumi, alberi, rocce, montagne, strade) e l’influenza positiva o negativa che possono esercitare sull’ambiente e sugli esseri che vi dimorano. Il sa che presuppone anche una conoscenza di base dei principi fondamentali della medicina tibetana, dell’astrologia, della teoria dei cinque fondamentali e nel corso vengono trattati tutti gli argomenti che met­tono in grado lo studioso di stabilire un cor­retto rapporto energetico con il proprio habi­tat, correggendo le eventuali interferenze che possono bloccare un’armoniosa circolazione dell’energia. I punti principali trattati nel corso che si articola in due livelli sono i se­guenti: Relazione tra geomanzia (sa che) e medicina tibetana, tra corpo e universo. Rap­porto tra microcosmo e macrocosmo; Osser­vazione del paesaggio e dell’ambiente circo­stante in generale; Significato della posizione degli alberi, delle strade, degli incroci, studio della forma delle rocce, degli arbusti, caratte­ristiche dei corsi d’acqua; Analisi dell’ubica­zione della propria casa, esterno ed interno; Come bloccare l’interferenza di energie ne­gative che possono pregiudicare lo stato di buona salute. Pratica: osservazione di un luo­go per scoprirne le caratteristiche. Analisi di piantine di case e appartamenti per indivi­duarne aspetti positivi e negativi in base all’ubicazione, le direzioni, la destinazione d’uso dei locali.

Sogni e medicina tibetana
Nella medicina tibetana, lo studio e la ricerca sui sogni, come metodo ulteriore diagnosti­co ai fini di una corretta comprensione della personalità del paziente e dei suoi problemi, fanno parte di una tradizione molto antica della quale si ritrovano le tracce nei quattro Tantra della medicina. I sogni possono esse­re il risultato della “impressione” sulla pelli­cola della nostra coscienza delle azioni, delle emozioni, delle esperienze e dei ricordi della veglia così come nella coscienza sottile si an­nidano le tracce karmiche che, lasciando un segno preciso, influenzeranno le nostre futu­re rinascite. I sogni però possono essere an­che profetici o diventare dei momenti signifi­cativi in cui la chiarezza della mente può manifestarsi e dare precise indicazioni sulla pratica spirituale. Nel seminario viene spie­gato come individuare la differenza tra questi tipi di sogni e come interpretarli. Mentre du­rante lo stato di veglia le varie coscienze sen­soriali sono proiettate verso l’esterno, pronte a rivolgersi verso l’oggetto della percezione, durante il sonno vengono riassorbite e la co­scienza sottile, al momento del sorgere dell’attività onirica, comincia a “viaggiare” lungo i canali energetici e i chakra del corpo e, laddove si ferma o si blocca, determinerà il sorgere di sogni particolari influenzati par­zialmente dalle tracce dell’esperienza diurna, ma anche e soprattutto dall’energia degli ele­menti che scorrono lungo quei canali o pre­siedono a quel determinato chakra. Nel caso di particolari patologie, i sogni saranno in re­lazione ai vari squilibri degli umori e degli elementi: ad esempio, per una persona carat­terizzata dagli elementi aria e terra, sarà na­turale sognare fiumi, acque in piena, mari più o meno calmi e agitati, mentre per una persona caratterizzata dall’elemento fuoco o vento, sogni simili possono indicare affezio­ni ai reni, alla vescica o comunque uno squili­brio dell’elemento acqua. I sogni possono poi avere diversa natura a secondo del mo­mento della notte nel quale si manifestano: i cosiddetti sogni di “chiarezza” si verificano all’alba, i sogni legati ad eventuali negatività o influenze provenienti dalle energie esterne avvengono nelle prime ore dopo mezzanotte e cosi via.

Il seminario spiega quali siano le varie chiavi interpretative e quali i simboli sui quali con­centrare la propria attenzione per addivenire ad una corretta comprensione del messaggio trasmesso attraverso il sogno. Molti sono i simboli spiegati, alcuni di buon auspicio ed altri invece negativi. Molta considerazione viene data
al rapporto esistente tra sogni e pratica spirituale. Vengono anche date sem­plici spiegazioni su come favorire il sogno, assumendo particolari posizioni o ricorrendo a tecniche basate sul respiro. Per poter af­frontare questo argomento complesso, è ne­cessario conoscere la teoria dei tre umori e dei cinque elementi, sui quali si basa la visio­ne della medicina tibetana, le varie funzioni dei chakra, dei canali e degli organi ad essi collegati, il percorso dell’energia del “lha”, i vari tipi di coscienza e il loro rapporto sottile con il sorgere del sogno. Si tratta anche il problema dell’insonnia, fornendo indicazio­ni semplici ma efficaci per combatterla. La vastità della materia è tale che lo studio non si può limitare ad un solo seminario e chi in­tende continuare ad approfondire questo af­fascinante argomento dovrà dedicare tempo ed attenzione per mettere in pratica quanto appreso.

Istituto Internazionale Shang Shung per gli Studi Tibetani
L’Istituto Internazionale Shang Shung per gli Studi Tibetani è stato fondato nel 1989 da Chögyal Namkhai Norbu Rinpoche e inaugu­rato nel 1990 a Merigar (Arcidosso, GR) da Sua Santità il XIV Dalai Lama.

È un ente culturale senza fini politici o di lucro, la cui missione è quella di preservare la cultura tibetana nella sua purezza ed integrità.

Prende il nome dall’antico regno dello Shang Shung, che prosperava in quelle vaste regioni più di 4.000 anni fa ed è considerato l’origine della cultura del Tibet.

L’antico regno dello Shang Shung, culla della cultura e della civilizzazione tibetana, sorse e si stabilì come regno indipendente prima dell’affermarsi del Buddhismo in Tibet, du­rante il regno del re della dinastia Yarlung, Srong btsan sgam po (VII secolo). Il regno del­lo Shang Shung era situato nel Tibet occiden­tale, l’odierna Guge. Secondo la tradizione Bon, l’origine di questa civiltà risale al tempo in cui visse e predicò il fondatore del Bon, gShen rab Mi bo che molti secoli prima della nascita del Buddha Sakyamuni. La sua cultura e civiltà, basate sulla tradizione Bon, si diffu­sero in tutto il Tibet. Il nome Shang Shung composto dal termine onorifico Shang (zhang: zio materno) e dal termine Shung (zhung: Ga­ruda) significa l’aquila Garuda. La capitale fu Khyung lung ngul mkhar, “Il castello argenta­to della valle del Garuda” situata ad ovest del Monte Kailash. Al tempo della sua massima espansione il suo dominio raggiunse il Tibet orientale. L’ultimo re dello Shang Shung Lig mi rgya fu assassinato, in un’imboscata, dai soldati del re del Tibet Srong btsan sgam Po nel VII secolo. Il regno dello Shang Shung fu quindi annesso al regno del Tibet (Bod).

“L’origine della storia e della cultura del Tibet è im­portante non solo dal punto di vista propriamente storico, ma anche per l’approfondimento della cono­scenza dei diversi insegnamenti e delle tradizioni tibe­tane. La conoscenza della storia tibetana è interessan­te per tutti, avvicinandoci ad essa vedremo quanto sia antica e comprenderemo che la cultura tibetana costi­tuisce un patrimonio di grande valore per tutta l’umanità. Questa comprensione è di fondamentale importanza, infatti laddove essa mancasse, dove non comprendessimo il valore e l’unicità della cultura ti­betana, potremmo perderla”.
Chögyal Namkhai Norbu

La straordinaria cultura tibetana, sopravvissuta per migliaia di anni pura e incontaminata, trasmessa di generazione in generazione, rappresenta uno dei tesori del nostro pianeta. Oggi esiste il concreto pericolo che questo tesoro unico possa andare perduto.

Pertanto, l’Istituto Shang Shung promuove la conoscenza della cultura tibetana in tutti i suoi aspetti – religiosi, filosofici, artistici, storici, sociali – al fine di salvaguardarla e contribuire alla sua conservazione.

L’Istituto organizza corsi, seminari di studio, conferenze, mostre; cura la traduzione pub­blicazione di numerosi libri e testi; vanta un moderno centro di documentazione multimediale; offre borse di studio a giovani tibetani meritevoli.

La sede centrale dell’Istituto Shang Shung è a Merigar (Arcidosso, Grosseto); altre sedi so­no presenti in Austria e negli USA. Negli anni l’Istituto ha collaborato con diverse Università, Fondazioni e Musei, contribuendo ad accrescere l’interesse per la cultura tibetana in tutto il mondo.

Nel 2005 l’Istituto ha istituito il primo corso, di durata quadriennale, di Medicina Tibetana in occidente.

L’Istituto promuove la salvaguardia del patri­monio culturale del Tibet con l’istituzione di corsi sulla lingua e la letteratura, la medicina tradizionale, l’arte, l’astrologia e l’organizzazione di convegni e mostre. Tra le iniziative dell’istituto va segnalata anche la creazione di borse di studio per giovani tibetani. L’Istituto è dotato di una ricca biblioteca di testi tibetani e di una notevole videonastroteca sulle civiltà del Tibet e dell’Himalaya. Al momento è in corso un impegnativo lavoro di inventario e archivio del materiale audio e video relativo agli insegnamenti di Chögyal Namkhai Norbu. Nei suoi primi dieci anni di attività l’Istituto Shang Shung ha realizzato numerose iniziative, collaborando con varie Università, Fondazioni e Musei in diverse parti del mondo, ricevendo il Patrocinio dell’UNESCO, del Parlamento Europeo, del Ministero degli Esteri Italiano, del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e della Regione Toscana.

Il Centro di Documentazione dell’Istituto Shang Shung (CDISS) si trova presso Arci­dosso (GR), località situata ai piedi del Mon­te Amiata, sede anche dell’Associazione Cul­turale Comunità Dzogchen e dell’Istituto suddetto. Il CDISS ha lo scopo particolare di raccogliere, conservare e rendere fruibili i documenti concernenti la cultura orientale in genere, e in particolare quelli riguardanti la civiltà del Tibet e dei paesi limitrofi (India, Nepal, Bhutan, Cina, Asia Centrale). Nei suoi quattro settori di Biblioteca, Archivio audio, Archivio video e Archivio fotografico, il CDISS conta complessivamente oltre venti­mila documenti, di cui molti unici al mondo. Il CDISS nasce da un’iniziativa del prof. Namkhai Norbu che ha sistematicamente raccolto, in poco più di trent’anni di studi e ricerche sulla cultura e la civiltà tibetane, un vasto numero di antichi manoscritti e xilo­grafie in lingua tibetana. Fra questi vanno in particolare segnalate un’importante collezio­ne di testi sullo Dzogchen unica al mondo e altre collane rare o difficilmente reperibili in Europa.

A questo nucleo principale di testi se ne sono aggiunti in questi anni molti altri, assieme a te­sti in lingua occidentale e documenti in forma­to audio, video e fotografico, tanto che oggi il CDISS è diventato una mediateca orientalistica unica nel suo genere.

Il CDISS è stato inaugurato ufficialmente nel 1990 da S. S. il Dalai Lama, assieme all’Istituto omonimo, ed è attualmente un punto di riferi­mento importante per tibetologi, studiosi e ap­passionati di letteratura buddhista, di medicina orientale, e di cultura orientale in generale.

Dal 1995 il CDISS riceve il patrocinio e il soste­gno della Regione Toscana e della Provincia di Grosseto per la tutela e la valorizzazione dei do­cumenti che vi sono conservati, attraverso un progetto che prevede la digitalizzazione dei do­cumenti a rischio (manoscritti e xilografie uni­che o rare, audiocassette, videocassette, mate­riale fotografico), il catalogo e la pubblicazione in rete del materiale documentario, progetto che è conosciuto con il nome di “Archivio Digi­tale”.

ASIA Onlus, Associazione per la Solidarietà in Asia Organizzazione Non Governativa di Coo­perazione Internazionale (Decreto Ministero degli Esteri)
ASIA Onlus è stata fondata da Chogyal Namkhai Norbu Rinpoche in seguito ad una serie di missioni condotte in India e Nepal (nel 1978) e in Tibet (nel 1981 e nel 1988) in­sieme ad un gruppo di suoi studenti, che ri­masero fortemente colpiti dalle difficili condizioni in cui vivevano i tibetani e dal forte declino della lingua e della cultura tradizio­nale conseguente alla devastazione causata dalla rivoluzione culturale cinese.

Fino al 1992 il lavoro di ASIA si è focalizzato sugli insediamenti tibetani in India allo sco­po di migliorare le condizioni di vita dei rifu­giati; in seguito l’attenzione si è rivolta sempre di più verso il Tibet etnico, nelle aree della Cina abitate dalla minoranza tibetana (Qinghai, Sichuan, TAR, Gansu). Nel 1993 è stato presentato al Ministero degli Affari Esteri un primo progetto di intervento multisettoriale volto a promuovere l’educazione, la salute, l’autosufficienza economica dei nomadi e la protezione artistico culturale nel villaggio di Gamthog, nella Prefettura di Chamdo (Regione Autonoma Tibetana). Nel 1997 è stata inaugurata la prima scuola costruita da ASIA: una scuola tibetana elemen­tare e media nel villaggio di Dongche nella provincia del Qinghai, nell’Amdo.

Nel 1999 è arrivato il riconoscimento di idoneità da parte del Ministero degli Affari Esteri come ONG di Cooperazione Internazionale.

Nel 2001 ASIA ha firmato il “partnership agreeement” con ECHO (l’Ufficio per gli Aiu­ti Umanitari della Comunità Europea) per i progetti di emergenza e dal 2005 è presente con progetti di post-emergenza anche in altri paese del continente asiatico.

Casa Editrice Shang Shung
La Shang Shung Edizioni, fondata in Italia nel 1983, cura la stampa dei testi degli insegnamenti di Chögyal Namkhai Norbu Rinpoche e di altri Maestri rappresentativi della spiritualità e della cultura buddhista tibetana. Nel 2006 la casa editrice è stata assorbita dall’Istituto Shang Shung. L’attività editoriale prevede la trascrizione, traduzione e pubblicazione degli insegnamenti orali dati da Chögyal Namkhai Norbu nei centri della Comunità Dzogchen Internazionale o in altre sedi, e la traduzione di testi tibetani originali per opera di tradutore qualificati. Nel corso degli anni la Shang Shung Edizioni ha pibblicato più di duecentocinquata testi.

Riferimenti
– Associazione per la Medicina Centrata sulla Persona Onlus www.medicinacentratasullapersona.org
– Istituto Internazionale Shang-Shung per gli Studi Tibetani www.shangshunginstitute.org
– Merigar International Dzogchen Community www.dzogchen.it
– ASIA Onlus, Associazione per la Solidarietà in Asia, Organizzazione Non Governativa di Cooperazione Internazionale www.asia-ngo.org

Fonte: Bollettino Medici di Bologna

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