Nel Lazio si muore a causa della presenza dell’arsenico nell’acqua potabile. “Dal 1990 al 2009 la contaminazione superiore ai 20 microgrammi/litro ha causato plausibili effetti sulla salute nelle popolazioni residenti”.
È quanto emerge dai dati della prima indagine “Valutazione epidemiologica degli effetti sulla salute in relazione alla contaminazione da arsenico nelle acque potabili nelle popolazioni residenti nei comuni del Lazio”, realizzata dal Dipartimento di epidemiologia del Servizio sanitario della Regione Lazio (Ssr).
L’ingestione del metallo pesante presente nell’acqua e nel cibo provoca un aumento dei tumori maligni al fegato, alle vie biliari e quelle respiratorie, alla prostata e alla vescica. Inoltre provoca l’aumento dei casi di diabete mellito, di ipertensione arteriosa, di patologie ischemiche del cuore e problemi riproduttivi. Interferisce poi nello sviluppo delle sinapsi dei più piccoli, con conseguente aumento dei casi di disturbo dell’attenzione e di autismo.
A rendere pubblici questi dati è stato ieri l’Ordine provinciale dei medici di Viterbo, col vicepresidente Luciano Sordini e Antonella Litta dell’associazione Medici per l’ambiente.
“Già sapevamo – afferma Antonella Litta – che l’arsenico fa male, essendo catalogato come elemento cancerogeno certo di classe 1 dall’Airc, l’associazione internazionale di ricerca sul cancro. Ma ora neanche a livello locale si potrà più negare: i dati dimostrano che il consumo di acqua e cibo contaminati ci sta uccidendo”.
Come ha spiegato all’Adnkronos Salute Antonella Litta, la ricerca risale ad aprile 2012 ma non è mai uscita.
“L’arsenico – prosegue Litta – è da decenni considerato un cancerogeno di ‘classe 1’ dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro. Eppure è presente nelle acque potabili in Italia, da oltre dieci anni, è fuori controllo, arrivando a superare in alcune zone di ben 5 volte il limite previsto dall’Europa dei 10 microgrammi/litro. Un rischio elevato per la salute e il nostro Paese non è ancora riuscito a bonificare dall’arsenico le reti idriche in molte zone della penisola”.
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