Il 6 aprile del 2009, alle 3.32 di notte, la terra tremò in Abruzzo. Drammatico fu il bilancio: 309 morti e circa 2mila i feriti. A distanza di tre anni da quel sisma devastante il ritorno alla normalità continua ad essere una chimera per l’ospedale abruzzese colpito pesantemente dal terremoto.
Il recupero totale del San Salvatore, infatti, non è ancora compiuto. In particolare l’ala della struttura abruzzese conosciuta dagli addetti ai lavori come “Delta 8”, sede del dipartimento chirurgico di rilevanza strategica per l’attività ospedaliera, che sarebbe dovuto tornare a regime già dagli inizi del 2011 come annunciato dalla direzione aziendale, non è ancora tornata in servizio.
Problemi e ritardi riguardano anche le farmacie. A tre anni dal sisma, infatti, delle sette farmacie colpite soltanto una è rientrata nei suoi locali d’origine.
A distanza di tre anni dal terremoto, circa la metà della popolazione de L’Aquila è ancora “assistita”, non è riuscita cioè a tornare nella propria casa e vive e nelle C.a.s.e., ovvero i “Complessi antisismici sostenibili ecocompatibili” costruiti a formare le 19 new town che hanno ridisegnato il panorama della città, o nei Map, i “moduli abitativi provvisori”, le case prefabbricate di legno costruite in fretta quando si è verificato che le prime non bastavano.
Una situazione che crea molti disagi nel lavoro dei medici di famiglia, che fondano il loro servizio proprio sulla prossimità territoriale tra pazienti e studi medici.
L’elemento più rilevante sotto il profilo sanitario è l’aumento di disturbi psichiatrici. Secondo i dati forniti da Massimo Casacchia, psichiatra docente dell’Università dell’Aquila, la sindrome da stress post traumatico ha fatto crescere del 70% i casi di depressione grave. I disturbi lievi sono cresciuti ancora di più, almeno dell’80%, e per gli anziani questi disturbi spesso sono stati fatali. Il ritorno alla mortalità, insomma, sembra ancora lontano.
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