Nel nostro Paese nascono sempre meno bambini: 557 mila nel 2010, 12.200 in meno rispetto all’anno precedente. L’Istat, che ha diffuso i dati demografici, segnala che per il quarto anno consecutivo la differenza tra nascite e decessi registra un saldo negativo, più che nel triennio precedente. In particolare, le nascite da madre italiana, pur continuando a rappresentare una quota di gran lunga prevalente, registrano un calo di oltre 13 mila unità sul 2009. Nel frattempo diventa sempre più importante il contributo alla natalità delle madri di cittadinanza straniera.
Nel 2010 il numero medio di figli per donna è stimato a 1,40, di poco inferiore all’1,41 del 2009. Il primato della maggiore riproduttività spetta alle regioni del Nord, con in testa le due Province autonome di Trento e Bolzano (1,59 e 1,57 figli per donna, rispettivamente), seguite dalla Valle d’Aosta (1,54). Anche le donne della Lombardia (1,48), dell’Emilia-Romagna (1,46) e del Veneto fanno registrare livelli superiori alla media nazionale. Le donne della Sicilia (1,41) e quelle della Campania (1,40), che fino a qualche anno fa detenevano il primato della fecondità, risultano solo al settimo e all’ottavo posto, rispettivamente, della graduatoria regionale. In fondo alla classifica, con livelli di ridotta fecondità si ritrovano tre regioni del Mezzogiorno: Basilicata (1,19), Molise (1,16) e Sardegna (1,13).
Continua invece a salire la vita media: nel 2010 gli uomini hanno raggiunto i 79,1 anni (+0,3 rispetto al 2009), le donne 84,3 (+0,2).
A contribuire poi alla crescita demografica dell’Italia è la dinamica migratoria: nel 2010 la stima del saldo migratorio è pari a 291 mila unità in più dall’inizio dell’anno, per un tasso migratorio pari al 4,8 per mille, in calo rispetto al 2009, anno in cui il saldo migratorio risultò pari a +318 mila unità (con un tasso del 5,3 per mille). Il 44% dei neo-cittadini stranieri è di genere maschile contro il 56% di genere femminile. La loro destinazione principale è rappresentata dalle regioni del Nord (57%), con la sola Lombardia che ne assorbe il 22%. Le regioni del Centro costituiscono il 25% delle destinazioni preferite, tra cui il solo Lazio ne assorbe il 12%. Soltanto il 18% dei neo-cittadini stranieri elegge le regioni del Mezzogiorno quale propria residenza e, tra queste, soprattutto la Campania (5%).
”L’aumento degli stranieri che l’Istat ha registrato rispetto all’anno precedente sono un ulteriore segnale positivo per l’Italia e non solo dal punto di vista demografico”, ha dichiarato in una nota Liliana Ocmin, Segretario confederale della Cisl. ”Il nostro Paese cresce anche e soprattutto grazie agli immigrati. Questa è una conferma del fatto che essi restano una risorsa importante e concreta per la crescita e lo sviluppo, soprattutto in questa fase di crisi stagnante. E proprio perché essi sono una costante in questa direzione, occorre adoperarsi per una governance complessiva ed efficace del fenomeno. Bisogna fare in modo che non restino mera forza lavoro ma diventino parte integrante della nostra società con doveri certamente ma anche con diritti”, ha spiegato Ocmin.
Per quanto riguarda invece la mobilità interna al territorio nazionale, le regioni del Mezzogiorno proseguono a essere interessate da flussi di uscita superiori ai flussi in entrata, mentre le regioni del Centro e del Nord sono interessate da flussi netti positivi.
In generale nel corso dell’ultimo anno la popolazione in Italia ha dunque continuato a crescere, superando i 60 milioni e 600mila residenti al 1° gennaio 2011, con un tasso d’incremento del 4,3 per mille.
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