Iridologia del profondo

Nello sviluppo del movimento iridologico possiamo distinguere tre epoche fondamentali. Ognuna di esse esprime conoscenze e concetti in sintonia con la propria epoca storica. Qualifichiamo Iridologia antica quella che veniva applicata prima di Ignatz von Peczely, moderna quella che fa seguito alle scoperte di quest’ultimo, che è l’iridologo più famoso, e contemporanea l’Iridologia che si sta sviluppando in questi ultimi anni.

Iridologia antica

Le prime tracce dell’interesse per l’occhio, utilizzato per cogliere gli aspetti della personalità e della funzionalità organica, risalgono a circa duemila anni prima di Cristo, anche se alcuni autori situano l’inizio della “tecnica iridologica” antecedentemente al 4000 a.C. Antichissimi libri di scienza, opere di medicina indiana e cinese, riportano le prime osservazioni conosciute sull’occhio e sull’iride studiati per conoscere la salute del soggetto. L’interesse di questi studi era rivolto all’individuazione delle relazioni tra gli esseri umani, la natura e il cosmo.

In antiche opere di medicina indiana (ayurvedica) e cinese, le più antiche delle quali risalenti al 2000 a.C., sono presenti importanti osservazioni sistematiche sull’occhio di carattere iridologico, anche se inserite in un contesto concettuale assai diverso dal nostro e quindi di difficile comprensione. Va ricordato che anche nella prima medicina tibetana nell’ambito della cura ai malati, lo stato patologico veniva rilevato attraverso i segni e i colori che apparivano nelle iridi. Anche Ippocrate si riferiva agli occhi in tal senso e Paracelso nel Cinquecento scriveva: “Considerate l’occhio con quale arte è costruito e come il corpo ha impresso così meravigliosamente la sua anatomia nella sua immagine”.

Ancora oggi di queste antiche conoscenze rimane in uso la valutazione della luminosità dell’iride. È questo un segno di vivacità energetica profonda, facilmente osservabile e interpretabile, non solo dagli addetti ai lavori. Basta pensare agli occhi “spenti” dei pazienti che purtroppo soffrono di patologie fisiche o emotive gravi per comprendere la valenza di questa informazione.

Iridologia moderna

È consuetudine far risalire l’inizio dell’Iridologia moderna alla pubblicazione della prima mappa iridologica sulla rivista “Homeopatische Monatsblatter” nel 1886, da parte di Ignatz von Peczely, medico ungherese. La leggenda narra che a stimolare gli studi del dott. Peczely fu il fortuito incontro con un gufo che aveva una gamba spezzata. Il nostro antesignano si accorse che il gufo presentava un segno radiale su un’iride ed ebbe l’intuito di porre in relazione il segno iridologico con la frattura della zampa. Da allora si dedicò all’osservazione delle alterazioni iridee che le persone ammalate presentavano, fino alla formulazione della teoria iridologica.

Attualmente tale leggenda viene contrastata poiché l’iride non segna così rapidamente i problemi fisici, ma al di là dei gufi certo è che dopo la sua pubblicazione furono in molti a seguire i suoi insegnamenti e a sviluppare le sue teorie. Un altro grande merito di von Peczely fu quello di elaborare una nuova tecnica diagnostica con mezzi estremamente ridotti. Si pensi che usava una lente a due, tre ingrandimenti che al giorno d’oggi non viene impiegata nemmeno dai neofiti il primo giorno di scuola.

Nello stesso periodo storico un altro ricercatore, il reverendo svedese Nils Liljequist dava alle stampe un libro che trattava di Iridologia dal titolo Om Oegendiagnosen, che illustrava le alterazioni cromatiche dell’iride rilevata su persone che erano esposte a polveri di metalli.

Seguirono poi altri lavori di medici e ricercatori francesi (Vannier, Fortier, Bernoville) e tedeschi (l’abate Felke, Kneipp, Angerer, Deck, Kriege, Schnabel, Maubach) che diedero grande sviluppo in senso scientifico a questa nuova disciplina, fondando vere e proprie scuole.

Iridologia contemporanea

In Italia, sono tre le figure di spicco che hanno promosso l’approccio iridologico: Luigi Costacurta di chiara impostazione naturista-igienista; padre Emilio Ratti, che con un piccolo manuale ha iniziato la divulgazione dell’Iridologia, seguendo l’impostazione tedesca; Siegfried Rizzi, medico omeopata, ha pubblicato alcuni volumi sulla sua ricerca iridologica e ha fondato l’Associazione Iridologica Italiana. Attualmente l’Iridologia sta assumendo i connotati di una vera scienza, supportata da validi e seri ricercatori e avvalorata da statistiche cliniche sempre più complete.

L’Iridologia è quella scienza che studia i fenomeni nell’occhio: i colori, i disegni, le architetture, le anomalie e li mette in relazione con la salute o i disturbi che il soggetto accusa fisicamente o psichicamente. È una scienza giovane, sono circa cento anni che è nata, tuttavia come tecnica diagnostica (oltre alla diagnosi clinica che è la più importante e non potrà mai essere sostituita) si sta affermando come la migliore, la più rapida.

Dall’occhio si riesce a vedere quasi istantaneamente da che cosa deriva il sintomo che la persona accusa, entro 2-3 minuti si può individuare la causa prima che determina il sintomo e applicando poi l’omeopatia o altre rimedi naturali si dà rapidamente sollievo al paziente.

Con queste parole il dott. Siegfried Rizzi dava inizio, nei primi anni ’80, a una serie di lezioni di Iridologia, destinate a influenzare il movimento iridologico italiano fino ai giorni nostri. In tale periodo, infatti, iniziarono a delinearsi le tendenze in campo naturalistico, con la ricerca di una medicina a misura d’uomo. L’Iridologia, in questo contesto, andava a soddisfare l’esigenza di una metodica diagnostica non invasiva e sicura da applicare alla medicina naturale.

Per tali motivi confluirono a Laces, nell’accogliente Val Venosta, decine di studiosi provenienti da varie parti d’Italia e sotto la guida di Siegfried Rizzi si formarono quegli iridologi che attualmente rappresentano le punte avanzate della ricerca iridologica italiana.

Fondamentale di quel periodo rimane l’inizio della ricerca della chiave interpretativa dei messaggi dell’iride sui cosiddetti piani sottili. L’avvento della tecnologia nella diagnostica medica stava infatti evidenziando sempre più i limiti dell’Iridologia sul piano fisico e pertanto l’attenzione dell’iridologo ha iniziato a spostarsi verso la ricerca e lo studio delle cause profonde. Si svilupparono i concetti di corpo energetico, emotivo, psico-mentale, spirituale e iniziarono le ricerche delle correlazioni fra segni iridologici e disarmonie di tali corpi.

Dopo la scomparsa del dott. Rizzi i vari allievi si impegnarono nello sviluppo di quei germogli di conoscenza. Un particolare impulso alle nuove conoscenze fu dato dal gruppo di ricerca iridologica del Brenta, coordinato dal dott. Lo Rito, che dal 1992 al 2002 ha approfondito e sviluppato diversi filoni di ricerca. Il gruppo era formato da Daniele Lo Rito (Iridologia spirituale), Loredana Turi (Iridologia e arte-terapia), Antonella Zerbo (Iridologia ed energie), Lucio Albertini (rapporti fra iride, solidi platonici e spagiria), Lucio Birello (relazione fra iride e MTC), Alessandro Bisetto (Iridologia e simboli) Luciano Fagiotto (iride e armonie musicali) con occasionali partecipazioni di Harri Wolf e Domenico Bassi.

Negli ultimi anni anche all’estero si sono attivati studi per la conoscenza delle relazioni fra l’iride e le energie profonde. Da ricordare in particolar modo:

– D. Johnson ha ricercato l’aspetto emozionale legato ai biotipi iridologici e l’influsso delle caratteristiche materne e paterne sulla formazione dell’iride del nascituro (Sistema RAYD);

– J. Andrews ha studiato le correlazioni tra l’endocrinologia, il sistema immunitario e l’Iridologia. Altre ricerche si sono sviluppate sulla tematica del Cronorischio e dell’aspetto emozionale legato ai segni presenti sul bordo della corona;

– G. Bellinfante nella sua ricerca ha svelato le connessioni tra l’aspetto spirituale dell’uomo e l’iride, dividendo quest’ultima in tredici settori a cui corrispondono delle qualità che sono legate allo spirito. Inoltre a livello della corona ha posto la rappresentazione dei nove coni informativi;

– H. Wolf, il suo campo di ricerca è la bioenergetica applicata all’Iridologia, dove i biotipi umani sono la base reattiva su cui impostare l’approccio interpretativo. L’iride viene divisa in nove parti dove troviamo lo volontà, la matrice, ecc.

Si segnalano infine i lavori dell’americano Bernard Jensen, che ha pubblicato un trattato di Iridologia che resta ancor oggi una pietra miliare nel suo genere, e l’originalissima ricerca del medico spagnolo Salomè, il fondatore dell’Iridologia quantistica, che utilizza come supporto un programma computerizzato.

Una straordinaria tecnologia, applicata allo studio dell’uomo nelle sue manifestazioni fisiologiche e patologiche, ha proiettato la medicina attuale a un livello mai raggiunto. I moderni sistemi diagnostici (RMN, TAC, scintigrafia, PET, ecografia, esami ematologici, esami bioptici, endoscopia, ecc.) permettono al medico di avere informazioni molto precise sulle lesioni organiche del soggetto esaminato con la conseguente possibilità di applicare delle terapie specifiche.

In questo mondo tecnologico la figura del medico è diventata però ultraspecialistica, in grado di affrontare solo problemi sempre più settoriali e specifici. Nonostante l’uso di farmaci chimici e le terapie chirurgiche, non sempre si riesce a risolvere il problema che determina il malessere del paziente.

Sorge allora la necessità di ampliare le possibilità diagnostiche, estendendole alle componenti energetiche, psico-emotive e spirituali dell’uomo. Le filosofie orientali infatti ci insegnano che siamo formati da diversi corpi (detti “sottili”), da quello energetico a quello spirituale, passando per le componenti psico-emotive e mentali.

L’Iridologia, che non ha la pretesa di sostituirsi alle metodiche ufficiali, si offre come sistema di indagine capace di andare oltre il fisico. Infatti, le informazioni rilevabili dall’esame dell’iride, considerata un organo in rapporto diretto con i sistemi neuro-vegetativo e limbico, permettono di creare un modello diagnostico completo. Questa integrazione consente di intervenire con una terapia più completa, che agisca su più piani e con maggiori possibilità di guarigione.

Nel libro Iridologia del profondo vengono presentate alcune griglie interpretative, frutto di anni di ricerca e di sperimentazione. L’auspicio è che tali conoscenze possano ampliare le capacità interpretative e valutative di molti terapeuti, nonché diventare uno strumento dinamico di crescita culturale che coinvolga gli autori e quanti avranno il piacere di leggere questo libro.

Tratto da “Iridologia del profondo” di Lucio Birello e Daniele Lo Rito

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