La Commissione europea ha stabilito e pubblicato – con due anni e mezzo di ritardo rispetto all’obbligo che le era imposto dalla legislazione comunitaria e dopo una condanna della Corte Ue di Giustizia e una recente durissima risoluzione dell’Europarlamento – i criteri scientifici che identificano le sostanze considerate come perturbatori endocrini, eventualmente presenti nei prodotti fitosanitari (i pesticidi usati in agricoltura) e nei prodotti biocidi (disinfettanti) commercializzati e usati nell’Ue.
I criteri costituiscono una “definizione operativa” che dovrebbe permettere di individuare e mettere al bando, o negare l’autorizzazione o la ri-autorizzazione nell’Ue, di tutti gli interferenti endocrini presenti in questi prodotti, cioè tutte quelle sostanze che interferiscono con il sistema ormonale degli organismi, causando gravi rischi per la salute dell’uomo e degli animali e per l’ambiente.
L’Esecutivo comunitario propone a questo scopo due modifiche, una nel regolamento sui pesticidi e l’altra nel regolamento per i biocidi.
La decisione della Commissione è stata duramente criticata dalle associazioni ambientaliste, dai Verdi europei e anche dalla Endocrine Society, un’organizzazione che promuove la divulgazione dei risultati della ricerca scientifica sul sistema ormonale e la tutela della salute umana in questo settore.
Secondo queste voci, invece di tutelare la salute e l’ambiente, questi criteri vanno nella direzione opposta: lasciano il campo libero alle pressioni delle lobby.
Durissimo il commento dei Verdi europei. “E’ una vergogna che la Commissione europea continui a difendere in questo modo la linea dell’industria dell’agro-chimica, invece di dare priorità alla salute pubblica. Non solo la Commissione ha proposto una definizione molto restrittiva di cosa costituisce un interferente endocrino, ha pure proposto deroghe più ampie”.
A non convincere sono infatti innanzitutto i criteri adottati che sembrano aver delimitato troppo la definizione delle proprietà di interferenza endocrina delle sostanze, ponendo come condizione che causino “notoriamente effetti avversi” per la salute umana, e in particolare “modifiche alla morfologia, fisiologia, crescita, sviluppo e riproduzione”.
Il documento della Commissione richiede cioè prove scientifiche molto forti prima di dichiarare illegale una sostanza. “La proposta richiede prove così forti che sarà quasi impossibile identificare più di una piccola frazione delle sostanze che minacciano la salute e l’ambiente”, commenta EDC-Free Europe, coalizione di 65 organizzazioni della società civile da tutto il continente.
Un altro punto critico riguarda le deroghe. Alcune sostanze potenzialmente corrispondenti alla definizione di interferente endocrino potranno infatti sfuggire alla proibizione se presentano rischi “trascurabili”, in base a una valutazione che terrà conto di due fattori: l’esposizione e la pericolosità intrinseca (“hazard”) della sostanza. Per i pesticidi non si parla di “rischi” ma di “esposizione” trascurabile.
In pratica, a quanto sembra di capire, con la nuova definizione uniformata per entrambi i regolamenti (così come chiedevano le lobby dell’industria chimica), potrebbe essere considerato “trascurabile” il rischio di un interferente endocrino presente in un pesticida per il quale vi sia un’esposizione piuttosto alta, ma una pericolosità intrinseca bassa. Finora, invece, era il solo livello dell’esposizione che doveva essere “trascurabile” per poter ottenere una deroga.
Le valutazioni dei rischi saranno effettuate dall’Autorità Ue di sicurezza alimentare di Parma (Efsa) e dall’Agenzia per i prodotti chimici di Helsinki (Echa).
Il parere della Commissione deve ora passare al vaglio del Parlamento e del Consiglio, ma anche di esperti scelti dagli Stati membri, prima dell’approvazione finale.
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