“L’aria che respiriamo è stata contaminata da un insieme di sostanze che provoca il cancro”, ha dichiarato alla stampa il dottor Kurt Straif del Centro internazionale di ricerca sul cancro (Iarc).
“Sappiamo che l’inquinamento atmosferico non è solo un grande rischio per la salute in generale, ma anche una delle principali cause ambientali delle morti per cancro”, ha aggiunto Straif.
L’inquinamento che affligge le nostre città è stato classificato nel gruppo 1, cioè sicuramente cancerogeno per l’uomo: come il cloruro di vinile, la formaldeide, l’amianto, il benzene, le radiazioni ionizzanti.
Lo IARC si era già espresso sulla cancerogenicità di alcune sostanze che compongono il classico smog, come il fumo da diesel e il benzopirene.
Le conclusioni dello Iarc sono il frutto di un immane lavoro di revisione di più di mille studi effettuato da una squadra di esperti di rilevanza internazionale, documentato dalla Monografia 109 dell’agenzia internazionale. Lo scrutinio ha confermato che l’esposizione all’inquinamento protratto nel tempo aumenti la probabilità di sviluppare un tumore al polmone o alla vescica. Nel caso del tumore al polmone, il rischio non è comunque paragonabile a quello del fumo di sigaretta, che rimane il killer principale.
Almeno dal 3 al 5% dei tumori al polmone derivano dall’inquinamento ambientale: si tratta, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, di 223.000 morti in tutto il mondo, a cui vanno aggiunti circa 3 milioni di morti per tutte le altre malattie correlate all’inquinamento dell’aria. La monografia dello IARC ha evidenziato anche che l’inquinamento provoca il tumore al polmone attraverso un’azione diretta sul DNA, che mostra chiaramente i segni delle mutazioni indotte dai diversi inquinanti.
“Classificare l’inquinamento outdoor come cancerogeno umano è un passo importante per spingere all’azione senza ulteriori ritardi, visto che la pericolosità dell’inquinamento è proporzionale alle concentrazioni in atmosfera e molto si può fare per abbassarle”, ha spiegato nella conferenza di presentazione dei dati il direttore dello IARC Christopher Wild.
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