Ogni anno le infezioni ospedaliere causano più morti degli incidenti stradali. È quanto emerso durante l’evento “L’innovazione tecnologica contro le infezioni chirurgiche ospedaliere” nel corso del quale è stata presentata la ricerca condotta da Francesco Saverio Mennini, Research Director Ceis Economic Evaluation and HTA, Università di Roma Tor Vergata. Sono stati presi in considerazione le schede di dimissione ospedaliera (Sdo) nazionali e regionali (con data di dimissione compresa tra il 1 gennaio 2006 ed il 31 dicembre 2014).
In Italia ogni anno gli incidenti stradali causano circa 3.419 morti. Le infezioni ospedaliere sono invece molto più letali, con un numero di vittime che si aggira tra i 4.500 e i 7mila decessi all’anno. Si tratta non solo delle complicazioni più gravi, ma anche delle più frequenti durante la degenza dei pazienti.
Secondo le stime le infezioni vengono contratte da una percentuale di ricoverati tra il cinque e l’otto per cento, con fino a 700mila casi ogni dodici mesi. Si tratta principalmente di infezioni respiratorie e urinarie e, con una frequenza minore, derivanti da ferite dovute a operazioni chirurgiche e sepsi.
Le nuove indicazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità contenute nelle “Global Guidelines for the Prevention of Surgical Site Infection” sintetizzano in 29 raccomandazioni i comportamenti corretti da tenere prima, durante e dopo un’operazione chirurgica al fine di scongiurare il rischio infezioni ed evitare il propagarsi di batteri pericolosi.
Tra queste, secondo quanto riportato sul portale dell’Oms, le persone che si preparano ad un intervento chirurgico dovrebbero sempre farsi un bagno o una doccia, ma non essere rasati. Gli antibiotici, invece, dovrebbero essere utilizzati solo per la prevenzione delle infezioni, prima e durante l’operazione, ma non dopo.
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