Protesi delle anche, sonde urinarie, cateteri, pacemaker e impianti mammari che causano migliaia di morti e milioni di feriti. È uno scandalo internazionale quello riguardante le protesi sanitarie che emerge dall’inchiesta “Implant Files” condotta da un consorzio di giornalisti internazionali l’ICIJ (Consorzio internazionale di giornalisti investigativi), di cui in Italia fanno parte L’Espresso e Report (Raitre) e in Francia ‘Le Monde’ e ‘Radio France’.
L’indagine condotta in numerosi Paesi del mondo rileva e denuncia la mancanza di controlli di sicurezza adeguati su impianti medici che vengono utilizzati ovunque quotidianamente. Secondo l’inchiesta nell’ultimo decennio solo negli Stati Uniti ci sarebbero stati 82 mila morti, 1,7 milioni di pazienti feriti e almeno 3,6 milioni di segnalazioni di impianti difettosi. In Francia sono stati censiti 158 mila incidenti durante l’ultimo decennio, ma qui i dati risultano incompleti.
Produttrice dei dispositivi medico-sanitari non è l’industria farmaceutica ma aziende del settore dell’industria pesante che trattano l’acciaio, il titanio e altre componenti che rientrano nella loro fabbricazione. Inizialmente si trattava per lo più di siringhe o cateteri ma non di dispositivi destinati ad essere inseriti nel corpo umano. Scandaloso è secondo i giornalisti il fatto che malgrado i crescenti casi di impianti difettosi ed infezioni, i controlli non siano aumentati e la legislazione non sia stata aggiornata. Una nuova regolamentazione europea è prevista, ma non arriverà prima del 2020.
A differenza dei farmaci, che possono essere messi in vendita sul mercato soltanto dopo test clinici, nel rispetto di regolamentazioni severe, i dispositivi medici vengono invece considerati come una merce, quindi l’unico responsabile del prodotto è il fabbricante. Altrettanto carenti risultano i controlli sui pazienti una volta inseriti nel corpo umano.
Uno studio condotto nel 2015 ha dimostrato che negli ospedali francesi i cateteri sono la quarta causa di infezioni. Di recente, inoltre, è scoppiato il caso di alcuni tipi di impianti mammari la cui composizione ha provocato in almeno 53 donne un tumore molto raro, un linfoma anaplastico a grandi cellule, a partire dal 2011.
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