Il 50% delle donne in gravidanza ha ricevuto almeno una prescrizione di antibiotici e le prescrizioni di farmaci inappropriati – compresi quelli che possono causare anomalie congenite al feto – avvengono in più di un quinto delle gravidanze. Lo rileva uno studio pubblicato su Bmc Public Health, che presenta un’analisi delle prescrizioni di farmaci in gravidanza nella regione Lazio.
L’indagine retrospettiva è stata condotta da ricercatori del Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale del Lazio su una coorte di donne di età compresa tra 18 e 45 anni che hanno partorito tra il 2008 e il 2012 in ospedali pubblici. Non considerando vitamine e minerali, a 8 donne su 10 (ovvero 153.079) è stato prescritto almeno un farmaco durante la gestazione, con una media di 4,6 farmaci per gravidanza.
Tra le prescrizioni inappropriate, la supplementazione di progestogeni per il trattamento della minaccia d’aborto è stata somministrata nel 22% delle gravidanze; i farmaci teratogeni sono stati prescritti nello 0,8% dei casi, in particolare gli Ace inibitori e i sartani per il trattamento dei disturbi ipertensivi. I farmaci per il sangue e gli organi ematopoietici erano i più comunemente prescritti (53%).
A seguirli gli antibiotici con il 50,7%. Si tratta di una proporzione allarmante se si considera che in altri contesti europei, la percentuale varia tra il 27-32%. Il dato preoccupa anche perché proprio l’uso eccessivo di antibiotici “è associato al crescere dell’antibiotico-resistenza e al suo impatto sulle infezioni batteriche ospedaliere, sepsi compresa, che nel mondo colpisce circa 30 milioni di persone e miete 6 milioni di vittime ogni anno” e tra queste anche molte mamme e neonati.
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