Il governo italiano “regala” i nostri dati personali, probabilmente a partire da quelli sanitari, alle multinazionali, a scopi di ricerca scientifica o statistici. Il tutto senza bisogno del consenso dell’interessato e anche a sua insaputa. È quanto previsto da due articoli comparsi nella “legge europea 2017” (la 167, con cui l’Italia recepisce obblighi comunitari) uscita in Gazzetta ufficiale la scorsa settimana.
Il motivo alla base della frettolosa approvazione di queste norme è da ricercare nell’accordo tra il Governo Renzi e l’Ibm per l’uso dei dati sanitari italiani – a partire da quelli della Lombardia – in cambio dell’apertura a Milano del suo centro Watson Health. Un accordo su cui qualche giorno fa la Commissione europea ha chiesto chiarimenti al Governo.
“Non si comprendono le ragioni di tanta urgenza nel fare questa legge. Se non pensando ai grandi interessi di tutte le multinazionali tecnologiche nei confronti del mercato dell’intelligenza artificiale, nutrito dai dati personali dei cittadini”, spiega in un articolo su Repubblica.it Andrea Lisi, avvocato esperto di questi temi.
“Tra qualche giorno sarà possibile dare, per scopi di ricerca scientifica o statistici, tutti i dati degli italiani, con la sola tutela di un’autorizzazione da parte del Garante Privacy prevista in modo troppo generico dalla norma – spiega a Repubblica.it Francesco Pizzetti, ex garante della privacy e docente ordinario di Diritto Costituzionale presso l’Università di Torino – La norma non prevede infatti il diritto dell’utente a essere informato né ad accedere a questi dati. Vincola l’autorizzazione del Garante solo al fatto che i dati siano anonimizzati e che sia rispettato il principio di minimizzazione dell’utilizzo. Ossia che siano usati solo quelli che servono per quella ricerca scientifica”.
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