Il glifosato rappresenta un rischio per la salute di tutti, non soltanto per chi vive vicino ai campi. È quanto sostengono le analisi condotte dal mensile “il Salvagente”, in collaborazione con l’associazione “A Sud”: 14 donne incinte su 14 esaminate a Roma sono risultate positive alla ricerca di glifosato nelle loro urine.
I quantitativi riscontrati vanno da 0,43 nanogrammi per millilitro di urina fino a 3,48 nanogrammi.
Principale indiziata è l’alimentazione. Non solo pane, pasta, farina e altri prodotti a base di farina. Oltre l’85% dei mangimi utilizzati in allevamenti sono costituiti da mais, soia, colza Ogm, resistenti al glifosato.
“Impossibile dare un giudizio sulla pericolosità – ha spiegato il Salvagente -, dal momento che non esistono quantità massime consentite. Quel che è certo è che il glifosato non dovrebbe mai essere presente nel nostro organismo, tanto meno in quello dei nascituri”.
“Se non si cambia rotta nessuno può sentirsi al sicuro. Né può pensare che lo siano i propri figli, neppure se non hanno ancora visto la luce – spiega Riccardo Quintili, direttore de il Salvagente -. Tra le tante cose da cambiare c’è anche l’atteggiamento di chi dovrebbe istituzionalmente difendere i consumatori e invece spesso si macchia di conflitti di interessi che ne ottenebrano il giudizio”.
Quali sono i rischi? Patrizia Gentilini, oncologa e membro del comitato scientifico di ISDE – Medici per l’Ambiente, ha spiegato: “Ci sono numerosi dati sperimentali che dimostrano come il glifosato induca necrosi e favorisca la morte cellulare programmata. Quindi si tratta di una sostanza genotossica oltre che cancerogena, come ha stabilito la Iarc, non dimenticando che l’erbicida agisce anche come interferente endocrino”.
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