Nel 2001 una giuria del Wyoming aveva ordinato alla GlaxoSmithKline di pagare 6,4 milioni di dollari alla famiglia di Donald Schell, 60 anni, che era sotto trattamento di Paxil da 48 ore quando aveva ucciso sua moglie, sua figlia, sua nipote per poi togliersi la vita. Glaxo perse la causa perché i documenti interni mostravano che era al corrente della possibilità che alcuni pazienti divenissero agitati e violenti a causa del Paxil.
La Glaxo fu considerata colpevole perché la confezione del Paxil non includeva un’avvertenza sul suicidio. Ma il dramma è solo un episodio. La multinazionale, che è il secondo gruppo farmaceutico mondiale con vendite per 32,8 miliardi di dollari e compare ancora tra le aziende del Dow Jones Sustainability Index, dal 1998 era a conoscenza dei rischi del Paxil.
Nel mese di giugno del 2004, il procuratore generale dello stato di New York, Eliot Spitzer, fece causa alla Glaxo, accusandola di aver commesso in maniera ripetuta e continuata una frode in merito al Paxil (un medicinale che ha fruttato 3,1 miliardi di dollari solo nel 2003). Spitzer aveva la prova che Glaxo aveva nascosto i risultati di studi su bambini ed adolescenti che mostravano che il Paxil era inefficace e aumentava il rischio di comportamento e pensiero tendente al suicidio.
Nella sua citazione, Spitzer scrisse: «nascondendo studi scientifici di importanza critica sul Paxil, GlaxoSmithKline ha ridotto la capacità dei dottori di prendere decisioni appropriate per i loro pazienti e questi potrebbero aver messo in pericolo la loro salute e sicurezza». Spitzer aveva un memorandum interno della Glaxo risalente al 1988 in cui si affermava che l’azienda voleva «controllare la disseminazione dei dati allo scopo di minimizzare ogni possibile impatto commerciale negativo».
Ma anche in questo caso la Glaxo ha accettato di pagare una multa, nell’agosto del 2004, di 2 milioni e mezzo di dollari e di rivelare tutti i dati sperimentali clinici. Benché Spitzer avesse la prova “della pistola fumante” che la Glaxo avesse nascosto degli studi scientifici che avevano messo a rischio la salute dei bambini, i dirigenti della Glaxo non hanno dovuto rispondere di nessuna accusa penale.
Eppure già nel dicembre del 2003, l’Agenzia di regolamentazione dei medicinali britannica aveva comunicato ai dottori che a pazienti depressi sotto i 18 anni non dovevano essere prescritti Zoloft, Lexapro, Celexa, Luvox, Effexor, Serzone, Remeron e Paxil. L’Agenzia era giunta alla conclusione che la scarsa sicurezza di questi antidepressivi – fino al rischio delle tendenze suicide e dell’aggressività – superavano di molto ogni prova di efficacia. Quale fu la reazione della Fda?
Un epidemiologo dell’Fda, Andrew Mosholder, esperto su sicurezza ed efficacia degli antidepressivi, concordava con l’Agenzia britannica, ma alti funzionari dell’Fda gli impedirono di parlare. Mosholder giunse alla conclusione che esisteva un rischio significativo di serie tendenze suicide tra i bambini sottoposti a trattamento con questi antidepressivi.
I bambini che li avevano ricevuti erano 1,89 volte più soggetti al rischio del suicidio che altri cui erano stati somministrati placebo. Invece, i boss della Fda non permisero a Mosholder di testimoniare all’incontro di consulenza su farmaci antidepressivi organizzati dall’Fda nel febbraio del 2004.
Fonte: valori
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